Auroro Borealo e l'intervista a Orietta Berti «tra cult e trash»

«Oggi, se mi capita di passare per la piazza di Cavriago, mi torna in mente quando andavo ai comizi con la mia mamma, che mi teneva sulle spalle e mi faceva reggere la bandiera rossa, e sento di nuovo l’odore dei petali che spargevo con mio papà sul sagrato di San Terenziano». Insomma, «Tra bandiere rosse e acquasantiere»: pubblicata da Rizzoli, l’autobiografia di Orietta Berti sarà presentata a Brescia giovedì 8 luglio, alle 20, nella Latteria Molloy di via Marziale Ducos 2/B.
L’evento è sold out (come la serata gemella organizzata mercoledì 7, nello Spazio Polaresco di Bergamo); i fortunati che sono riusciti a prenotare potranno acquistare sul posto (e naturalmente farsela dedicare) la storia «ricca di aneddoti inediti e impreziosita da sedici pagine di fotografie rare» dell’Usignolo di Cavriago, il paese dell’Emilia Romagna dove ancora oggi, nella piazza intitolata al leader russo, si portano fiori rossi e garofani al busto di Lenin. Oltre sedici milioni di dischi venduti, dagli esordi con le canzoni di Suor Sorriso al singolo tormentone dell’estate 2021, «Mille» (cantato insieme a Fedez e Achille Lauro, e impreziosito dalla copertina «botticelliana» realizzata dall’artista bresciano Francesco Vezzoli), la 78enne cantante emiliana sarà intervistata - come del resto a Bergamo - dal bresciano Auroro Borealo; classe 1984, al secolo Francesco Roggero, ha all’attivo album quali «Singoloni» e «Sappi che ti ho sempre voluto bene», «Adoro Borealo» e «Implacabile», e si definisce «un autore che non sa scrivere, un cantante che non sa cantare e un musicista che non sa suonare»: chi meglio di lui per dialogare con Orietta?
Gli abbiamo rivolto qualche domanda.
Signor Auroro, scusi l’ardire, ma che cosa c’entra lei con Orietta Berti?
Tutto e niente, in effetti; però sono un grande estimatore dei suoi aneddoti, della sua vita, degli artisti con i quali ha lavorato, e naturalmente della sua vocalità, perché non bisogna dimenticare che ci troviamo al cospetto di una cantante in possesso di una voce straordinaria, non soltanto di un personaggio in grado di destreggiarsi con innata abilità fra cult, trash e camp. Forse è per questa smisurata passione che sono stato scelto come suo alter ego. Ma non c’è da preoccuparsi: il mio sarà un ruolo assolutamente marginale.
Tra le cover delle quali Borealo si è macchiato, ci sono «Sbucciami» di Cristiano Malgioglio e «Fiky Fiky» di Gianni Drudi: non ha mai pensato di provarci anche con «Fin che la barca va» o «Tipitipitì»?
Può darsi, ma è un pensiero che ho subito accantonato: le canzoni di Orietta sono troppo belle per essere brutte, e poi sono talmente autoironiche da non lasciare spazio ulteriore all’ironia.
A parte le domande da rivolgere alla signora Berti, che cosa ha preparato Auroro Borealo per i suoi fan, in questo anno e mezzo di ritiro dalle scene causa pandemia?
Un disco che ho solo scritto, ma non registrato. E una serie di spettacoli che mi porteranno in giro per l’Italia (curiosamente, Brescia al momento non è prevista): il «Borealissimo Tour», sottotitolo «Il cabaret di Auroro Borealo». Sarò accompagnato dal chitarrista Greg Dallavoce, che aprirà i live, e anche da basi e proiezioni. Nell’attesa di tornare a esibirmi nella mia specialità, che in tempi di Covid-19 ho per forza di cose dovuto accantonare, lo stage diving. Ha presente quando ti tuffi dal palco, sperando che qualcuno tra il pubblico ti afferri prima che tu precipiti al suolo, sfracellandoti?
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
