Artisti digitali bresciani e Nft: Manuel Gardina e Mirko Napodano
Soffia un vento di cambiamento sul mercato dell’arte contemporanea internazionale: proprio quando pensavamo di averle sentite tutte, ecco che un eccentrico Damien Hirst minaccia di bruciare i propri quadri se gli acquirenti ne dovessero preferire la copia digitale e sir Anthony Hopkins lancia una collezione di un migliaio di ritratti (sempre digitali, s’intende) su opensea.io, andando sold out in meno di 10 minuti. Un unicum nella storia della piattaforma, secondo alcune fonti.
Sorge spontanea, quindi, una domanda: qual è il futuro dell’arte digitale (se ne esiste davvero uno)? Rispondere non è facile, per di più in un periodo storico che vede le principali criptovalute, indispensabili per la compravendita in rete, crollare di minuto in minuto. Perché, allora, tanto interesse a investire in Nft (dall’inglese, «non-fungible token»; file certificati, unici e non copiabili), anche da parte di chi di arte non si è mai interessato? Proviamo a scoprirlo insieme, ascoltando le esperienze, tutte bresciane, di chi lavora sul campo.
Questa è la prima di una serie di interviste che celebrano i successi dei nostri (giovani) artisti digitali nel mondo: dalla Leonessa d'Italia alla Grande Mela, passando per Londra e Shibuya (Tokyo, Giappone).
Cos'è un Nft
Brescia non rimane certo indietro quando si parla di arte digitale e Nft. Gli Nft, come già accennato e come verrà spiegato più avanti, sono gettoni non copiabili, ossia qualcosa di unico che non può essere sostituito da altro: ad esempio una criptovaluta può essere scambiata con un'altra criptovaluta mentre un'opera d'arte è unica e quindi non sostituibile o copiabile. Il concetto di Nft non si applica solo a un'opera d'arte digitale, ma anche ad altre categorie di file/oggetti. È un gruppo ancora piuttosto contenuto quello degli artisti digitali e dei creator emergenti sul nostro territorio, eppure chi ne fa parte ha già ottenuto discreto successo, soprattutto all’estero. C’è poi una schiera di giovani talenti che, destreggiandosi tra arti visive e informatica, punta a «sfondare» nel mercato Nft: per loro, pochi timori e tantissime idee.
Testimonianze
È il caso di Manuel Gardina, 32 anni, e Mirko Napodano, 26: entrambi fanno parte della prima generazione di nativi digitali, i millennials, spesso descritti come senza speranze, senza sogni, senza futuro. Eppure Manuel e Mirko il futuro lo stanno scrivendo eccome, o meglio, coniando. Sì, perché in gergo «coniare» (calco dall’inglese «minting») significa proprio dar vita a un Nft, ovvero pubblicare un asset digitale unico su una «blockchain». Arabo? Non proprio, e saranno i ragazzi stessi a spiegarlo.
Manuel (su Instagram @manuel.gardina) e Mirko (su Twitter @cancereth_tez) si sono prestati a un’intervista congiunta nella sede di The Address, la galleria d’arte contemporanea di via Cavallotti incastonata nella cornice borghese di un cortile anni Venti, tra i pochi in questo stile in città. Presenti all’incontro anche il collezionista e imprenditore Mario Bertoli (classe 1954), che ha deciso di investire sul talento di Manuel, e il proprietario della galleria e curatore di mostre Riccardo Angossini (30 anni).
Iniziamo con un po’ di background. Che tipo di formazione avete?
Manuel: Ho conseguito il diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, per poi studiare illustrazione digitale alla Middlesex University, in Inghilterra. Vivo a Brescia da sempre, se non si contano i soggiorni londinesi, naturalmente.
Mirko: Io invece non ho una formazione artistica accademica, sono autodidatta. La mia famiglia è originaria di Napoli, ma sono nato a Brescia. Fin da ragazzino, nutro interesse per l’arte di strada (graffiti), i cartoni giapponesi (anime) e il gaming.
Come siete arrivati all’arte digitale e agli Nft?
Manuel: Due anni fa Serena Tabacchi, co-fondatrice e direttrice del Mocda (Museum of Contemporary Digital Art) con un passato al Tate Modern di Londra, mi ha selezionato assieme ad altri 14 artisti italiani per partecipare a un’asta organizzata a Milano, in presenza, da Cambi Aste e SuperRare (piattaforma online su invito per compravendita di Nft). Attraverso un ulteriore processo di selezione, sono arrivato a vendere i miei Nft su SuperRare, sul cui sito sono attualmente caricate 17 opere (i prezzi correnti vanno da €1.015 a €6.600, convertiti da ethereum); nel frattempo, collaboro con il Mocda. Non ho abbandonato però l’arte «concreta»: le mie opere sono state esposte in numerose gallerie, dall’Aab (Associazione Artisti Bresciani, settembre 2022), alla SuperChief Gallery di Brooklyn (New York).
Mirko: Mi sono avvicinato al mondo degli Nft nell’arte studiando il funzionamento delle criptovalute. Ho iniziato da profano speculatore, come tanti neofiti: infatti, se è vero che i creator guadagnano ad ogni vendita successiva in base a royalties prestabilite, la maggior parte dei compratori di Nft tende a guadagnare rivendendo a prezzi sempre maggiori. Al momento, colleziono Nft su Objkt e OpenSea. Sono anche artista freelance, ma mi considero ancora un principiante. Mi interessa molto approfondire la parte tecnica: passo ore al computer, tra software di grafica e generatori di Intelligenza Artificiale (come Midjourney) per creare il perfetto Nft- La mia prima collezione uscirà a fine novembre, in collaborazione con un artista pugliese, che lavorerà all’audio delle mie animazioni.
Per i non addetti ai lavori: cos’è la tecnologia Nft e in che modo s’intreccia con il mondo dell’arte?
Manuel, Mirko: Nft - come definito da Treccani - è un’abbreviazione per «non-fungible token», ovvero gettone non fungibile (la cui unicità e irriproducibilità sono garantite); «in pratica, un oggetto provvisto di certificato di autenticità». La certificazione, applicabile a svariate tipologie di file, non solo alle opere d’arte digitali, è data dalla registrazione di contratti specifici legati ai singoli file («smart contract») all’interno di una catena a blocchi decentralizzata («blockchain»). Semplificando: nella blockchain, ogni evento della «vita» del file viene registrato ed è quindi tracciabile. Ciò la rende un ente certificatore a tutti gli effetti. Gli Nft vengono poi venduti/acquistati in valuta digitale (bitcoin, ethereum, solana, ecc.).
Eppure sembra non sia tutto così facile e sicuro, nella realtà.
Mirko: No, infatti, ma lo stesso ragionamento è applicabile anche ad altre tipologie di mercato e di prodotto. Il problema delle grandi piattaforme online di compravendita di Nft è la loro centralizzazione: l’obiettivo della blockchain è sempre stato l’opposto, ovvero garantire trasparenza attraverso la decentralizzazione delle transazioni. Gli intermediari non sarebbero previsti. Invece i creator dipendono dalla piattaforma in tutto e per tutto, dall’emissione dello smart contract alla gestione delle transazioni. Se un giorno OpenSea dovesse «chiudere i battenti» (o se i suoi server dovessero andare a fuoco, ipotesi estrema), i creator perderebbero tutto, Nft smart contract, acquirenti.
Manuel: È indubbiamente più sicuro creare da sé il proprio marketplace (la piattaforma). I costi però sono tutt’altro che accessibili, si parla di decine di migliaia di euro. Rivolgersi a uno sviluppatore che si occupi dello smart contract invece può costare molto meno, attorno a 500 euro (stima)
Chiediamo agli investitori: quali sono i vantaggi di creare opere digitali invece che concrete? Perché investire in questo mondo?
Mario Bertoli: È proprio qui il punto: non dev’essere per forza un aut aut. Questo è il nuovo modo di fare arte: un’arte per la quale la tecnologia non rappresenta un limite, ma una frontiera, una possibilità per espandere l’universo immaginativo degli artisti. Per questo ho deciso di investire nell’arte di Manuel, che conosco personalmente. Quando si comprano Nft è importante sapere chi c’è dietro l’opera, è una sicurezza in più. C’è da ricordare anche un’altra cosa: sono ancora in pochi coloro che acquistano Nft per puro interesse artistico e perché ne comprendono il vero valore. In tanti ricorrono a OpenSea e altri siti per fare trading puro.
Riccardo Angossini: Il digitale spesso corre in aiuto dell’arte fisica: chi lavora in entrambi i campi ha spesso grande creatività, riesce in qualche modo a rendere innovative anche le tecniche materiali, i supporti utilizzati, ecc. Lo dimostra l’utilizzo di cromlux da parte di Manuel, per esempio, una tintura che ricorda tantissimo le animazioni digitali (le tele di Manuel raffigurano forme oniriche, quasi esotiche, ottenute con la stampa a sublimazione). C’è spazio per entrambe le realtà a The Address, dove abbiamo scelto di ospitare artisti che credono in questa sinergia.
Come si colloca Brescia rispetto al panorama Nft nazionale?
Mario Bertoli: Credo che manchi l’apertura mentale per accogliere questo tipo di novità; novità che nel mondo sono già state «sdoganate» nel 2018. C’è sicuramente ancora strada da fare, specialmente per quanto riguarda la digitalizzazione in generale, non solo quella dell’arte. E qui entra in gioco l’istruzione scolastica.
Riccardo Angossini: Concordo. Anche le gallerie d’arte, per ora, rimangono ancorate a modelli superati, alla pittura e alla scultura. C’è un universo intero là fuori da esplorare.
Torniamo agli artisti: progetti futuri?
Manuel: Io e altri artisti (una decina circa) abbiamo in programma di donare una nostra opera al Mocda. Continuerò poi la collaborazione con Riccardo e con The Address, vedremo dove porterà.
Mirko: Al momento faccio parte dell’organizzazione di eventi cittadini dedicati ad artisti digitali e creator. Gli eventi in questione coinvolgono diverse realtà sul territorio, comprese gallerie d’arte del centrocittà… ma per ora si tratta ancora di progetti in divenire, soprese che presto saranno rese pubbliche.
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