Arte

Stefano Bombardieri: «Gli animali, tra gioco e denuncia del consumismo e dell’apparenza»

Giovanna Galli
Ritorno sul Sebino per l’artista bresciano con un percorso espositivo all’aperto. L’omaggio a Christo con «Rhino Petrol Company». «Le mie opere icone web? Basta che facciano pensare»
  • Le opere di Stefano Bombardieri sul Sebino
    Le opere di Stefano Bombardieri sul Sebino - ew Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
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Un ritorno sul Sebino per l’artista bresciano Stefano Bombardieri che fino alla fine di settembre occuperà il lungolago tra Iseo e Clusane e alcuni luoghi significativi con nove sculture monumentali per il progetto «Stefano Bombardieri Game<>Care». Un percorso all’aperto, in dialogo con l’ambiente, che nei mesi estivi sarà accompagnato anche da una personale allestita negli spazi espositivi dell’Arsenale, dove una serie di sculture, bozzetti e progetti grafici condurranno, anche grazie alla presenza di alcune opere inedite, alla scoperta della produzione dell’artista, documentandone i principali snodi tematici, da sempre collegati a riflessioni di matrice concettuale e filosofica.

Il titolo del progetto «Game<>Care», come sottolinea la curatrice Anna Lisa Ghirardi, rimanda esplicitamente alle due componenti fondamentali della sua ricerca. Da un lato l’aspetto ludico-giocoso che affascina con l’ironia e la meraviglia che suscitano le sue sorprendenti composizioni figurative, dall’altro l’attenzione per temi di grande profondità, a cominciare dagli interrogativi sul senso dell’identità e dell’esistenza, fino alle più attuali e stringenti tematiche ambientali ed ecologiche.

Nel percorso troviamo alcuni lavori iconici della produzione dell’artista, come «Rino/Il peso del tempo sospeso», dove prevale la speculazione più filosofica sul valore della percezione del tempo, o la «Testa di gorilla» che invece rimanda ai problemi della salvaguardai dell’ecosistema, o ancora «Trottola», emblema dell’infanzia e insieme dell’imprevedibilità del nostro destino.

Stefano Bombardieri, ci sono anche delle novità?

Sì, per l’occasione esporrò anche dei lavori di nuova realizzazione in grande scala. Come «RPC Rhino petrol company», un rinoceronte appoggiato e schiacciato da barili di petrolio che simboleggiano i risvolti negativi del consumismo contemporaneo e del sistema del mercato dell’arte. È un’opera concepita come omaggio esplicito a Christo e alla sua ricerca d’avanguardia che già negli anni Cinquanta insieme alla moglie Jeanne Claude lo vedeva impacchettare barili, collocata nella zona del porto, sullo sfondo del lago che nel 2016 ha ospitato la sua celeberrima installazione The Floating Piers.

Il rinoceronte resiste come inconfondibile costante del suo mondo immaginifico

Sì, ritorna costantemente: anche l’altra nuova realizzazione dal titolo «Forma e contenuto», installata di fronte alla chiesa romanica di San Silvestro, è una inedita interpretazione del tema: però la sagoma dell’animale appare solo evocata da un telo che lo ricopre: un invito sottile a riflettere, fra suggestioni che spaziano dalla maschera pirandelliana all’ambiguità di senso delle ricerche dadaiste e surrealiste, sull’eterna cruciale contrapposizione tra essenza ed apparenza.

A tal proposito, il suo lavoro da sempre suscita grande curiosità nel pubblico: il rinoceronte sospeso nel Quadriportico di Piazza Vittoria è ormai un’icona social, in selfie che rimbalzano negli spazi virtuali del web. Cosa pensa di questo fenomeno di appropriazione “scatta e fuggi” dell’opera d’arte? Non crede che ai vantaggi di una grande visibilità si accompagni una superficiale interpretazione del lavoro dell’artista?

Nel corso degli anni ho sempre registrato questo particolare interesse «fotografico» nei confronti delle mie sculture installate negli spazi pubblici e la cosa ovviamente fa molto piacere. D’altra parte la riflessione da cui è nato il progetto di questa mostra diffusa scaturisce proprio dalla precisa consapevolezza del fatto che il mio lavoro sia caratterizzato da più livelli di lettura. Trovo quindi legittimo che ci sia qualcuno che scelga di fermarsi al primo, quello più superficiale legato solo all’aspetto estetico, visivo e narrativo, ma ciò non significa che poi altre persone, anche stimolate da questa visibilità social, non abbiano voglia di approfondire e interrogarsi sui diversi significati che ogni immagine intende veicolare.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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