Fragilità e oscurità: l’arte dà forma e voce allo spirito
Il Premio Paolo VI per l’arte contemporanea giunge alla sua quinta edizione e si presenta con «Passaggi», la mostra collettiva dei sei artisti finalisti, che apre il 4 ottobre (inaugurazione alle 17) e aperta fino al 20 dicembre alla Collezione Paolo VI Arte Contemporanea (via Marconi a Concesio, orario: mar-ven 9-12 e 15-17, sab 14-19).
L’esposizione, un invito a sintonizzarsi sul risvolto spirituale della propria ricerca, ha coinvolto oltre 120 artisti internazionali. Attraverso l’opera dei sei autori selezionati, la mostra dà voce a questa pluralità, restituendo un dialogo corale che spazia dall’installazione alla fotografia, dalla pittura alle sperimentazioni multimediali. Abbiamo chiesto ai sei finalisti di illustrare in anteprima i contenuti del proprio lavoro.
Luce e buio
Ad aprire il racconto e il percorso è Vanshika Agrawal, giovane artista di origine indiana, che presenta l’opera «Fiamme con le ali». Evocando le metamorfosi dei processi naturali, ci porta a interrogarci sulla fragilità. «L’opera parla di una fragilità semplice quanto universale: tutto è deperibile – racconta Agrawal – proprio come descriveva Khalil Gibran, la vita umana è breve e le tracce individuali sono destinate a svanire». Le fa eco il buio di Alessandra Calò che con la sua serie «The garden’s tale» affronta il delicato tema del rapporto tra uomo e natura, immergendo lo spettatore in una dimensione notturna. Spiega Calò: «Mi sono chiesta quale altra via si sarebbe potuta utilizzare per andare oltre, per “mettere in crisi” la visione dello spettatore e costringerlo a crearsi la sua immagine, la sua verità sulle cose. La risposta l’ho trovata nell’oscurità».
Il duo Duo ES, Evangelisti-Serenari presenta «Quantum R-Evolution», opera multimediale in cui spicca una grande iride in vernice fluorescente, portale e simbolo sacro. Spiega Serenari: «Nella lettera ai Corinzi San Paolo definisce il corpo come “tempio dello Spirito Santo che è in noi”; simmetricamente il tempio è quindi il nostro corpo che accoglie la luce divina attraverso gli “oculi”, i rosoni: passaggi che nell’architettura mettono in relazione la luce del sole, simbolo e metafora del sacro, con la finitezza corporea dell’essere umano». Concetta Modica traccia percorsi di magia e delicatezza con «II viaggio di un sepalo per diventare stella». «È un percorso iniziatico: la storia minima di un frammento vegetale che si emancipa dal suo destino e osa un’aspirazione cosmica. In questa trasformazione riconosco il desiderio che ognuno porta in sé: uscire dal proprio perimetro, cercare altrove la propria forma, conquistare un posto nel cielo che ci appartiene».
Dall’Oriente
Chiudono la rassegna due voci orientali. La giapponese Kanaco Takahashi con «Voci alla finestra. Lo spazio liminale tra memoria e oblio» disegna finestre come un confine simbolico tra interno ed esterno, luce e oscurità. Con un gioco di cancellature, velature ed erosioni mette in atto un processo di sottrazione. «Sottrarre non è semplicemente togliere: è un atto che permette di aggiungere. Attraverso la sottrazione emergono la luce, le silhouette delle finestre, i riflessi bianchi, tracce nascoste di matita, inchiostro o gesso. La sottrazione rivela ciò che era nascosto, creando residui che portano con sé memorie e presenze invisibili».
Il cinese Zhiyu Liu con «The spirit within» offre incisioni su Tetrapak come un percorso rituale universale. «La scelta del Tetrapak nasce proprio dalla sua natura quotidiana e fragile - spiega - un materiale destinato a contenere, proteggere e poi essere scartato. È un materiale familiare e accessibile, ma proprio per questo capace di evocare dimensioni universali: tutto può essere inciso, tutto può lasciare memoria».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

@News in 5 minuti
A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.