A Palazzo Martinengo le «Fondamenta invisibili» di Almeoni e Dolzanelli
A Palazzo Martinengo, in via dei Musei, è in corso la mostra «Fondamenta invisibili», che propone un percorso espositivo nel segno della lentezza e della riflessione, con la doppia personale di Piero Almeoni e Roberto Dolzanelli. Due artisti che, pur con modalità differenti, da sempre interrogano la sostanza spirituale dell’arte e la sua capacità di restituire senso all’umano, in un tempo di immagini consumate e verità sfuggenti, in cui tutto pare destinato a una drammatica involuzione.
Viaggio interiore
Il titolo dell’evento, ispirato alle parole di Mario Luzi «e le cose invisibili, quelle soltanto, sono fondamenti», suggerisce l’obiettivo di accompagnare il visitatore in un viaggio interiore, un cammino verso ciò che, pur non essendo visibile né facilmente riconoscibile, nel lavoro di entrambi gli artisti sostiene ogni gesto e ogni relazione. In questa dimensione, l’arte torna a essere fondamento etico, spazio di cura, esercizio di coscienza.
Il doppio percorso, a cura di Susanna Ravelli e Alberto Mattia Martini, intreccia linguaggi e materiali diversi come pittura, fotografia, installazione e video, in un organismo poetico e meditativo scandito in stanze che alternano il lavoro dei due artisti. Attraverso il confronto tra le loro differenti scelte espressive, la mostra invita a rintracciare radici o finalità comuni, suggerendo anche una continuità intellettuale e spirituale con alcune figure chiave dell’arte del secondo Novecento, da Beuys a Klein, da De Dominicis a Piero Manzoni.

Almeoni
Piero Almeoni presenta il frutto di una lunga riflessione che è anche, in qualche modo, un esame di coscienza: un ritorno ai luoghi e ai temi che da decenni orientano la sua ricerca, dall’arte partecipativa dell’OsservatorioinOpera (OinO) alle esperienze del Laboratorio d’Arte Marmellata di Orzinuovi, dove l’azione artistica diventa gesto comunitario e strumento di inclusione. La sua è un’estetica relazionale che trasforma lo spazio in un terreno di dialogo, un bene comune in cui l’artista si pone in secondo piano per lasciare voce alle presenze, ai materiali, ai frammenti di vita raccolti e restituiti come racconti dell’anima. In questa occasione, nelle sue stanze dedicate alla devozione, alle letture, ai passaggi irreversibili, agli equivoci, ai fardelli, alla consapevolezza, all’amarezza e infine alla luce, si avvicendano opere di diversi periodi che riannodano i fili di una ricerca più intima, parallela rispetto alla progettualità relazionale e sociale.
Ogni oggetto, ogni frammento, ma anche ogni assenza, rappresentano un progressivo disvelamento della sua poetica: il mistero delle cose comuni, la sacralità minuta del quotidiano che custodisce ancora una possibilità di redenzione. Cornici, stoffe, reliquie, tracce di memoria domestica o collettiva vengono accolte e rianimate come simboli di una spiritualità laica, nutrita di affetti e di coscienza civile.
Dolzanelli
Roberto Dolzanelli percorre invece il terreno dell’invisibile con una ricerca di segno diverso, ispirata esplicitamente a una visione cristologica. Anche le sue opere mescolano media differenti, dall’installazione al video, dalla scultura alla fotografia, in frammenti di luce e materia dove spesso il colore blu funge da filo conduttore. Collocate sulla soglia tra presenza e assenza, restituiscono all’immagine una funzione interrogativa. Dolzanelli costruisce un’iconografia che sovrappone alla fragilità contemporanea la simbologia religiosa e storica, con citazioni esplicite, facendo dell’arte insieme un’interrogazione ontologica e un richiamo al sacro, una soglia attraverso cui calcolare, secondo nuove unità di misura, la distanza tra l’uomo e la sua spiritualità.
Nella sequenza dei lavori esposti convivono l’innocenza e le ferite del peccato. In un tempo attraversato da crisi ambientali, pandemiche e belliche, la sua ricerca pone questioni di natura etica e metafisica, restituendo all’opera il compito di suscitare nello spettatore una riflessione profonda. Le sue installazioni, sospese tra luce e materia, evocano la tensione tra due forze, tra bene e male, tra ciò che ha senso e ciò che non ne ha, e sembrano suggerire la necessità, sempre più impellente, di scegliere da che parte stare. Fino al 2 novembre, ingresso libero. Orario: da giovedì a sabato 15-19, domenica e festivi 10-12 e 15-19. (info: 393 7536840; 339 7208443)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@News in 5 minuti
A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.





