Arte

Giuseppe Rivadossi, la vitale ricerca senza tempo di un artista autentico

Giovanna Galli
Alla Galleria dell’Incisione la personale che espone le opere più recenti dell’ottuagenario artista
Giuseppe Rivadossi - © www.giornaledibrescia.it
Giuseppe Rivadossi - © www.giornaledibrescia.it
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Un abbraccio collettivo di tanti appassionati, amici, collezionisti, artisti si è stretto intorno a Giuseppe Rivadossi in occasione dell’apertura della mostra personale organizzata alla Galleria dell’Incisione per presentare le sue opere recenti.

Nella galleria storica di Chiara Fasser che quasi cinquant’anni fa, nel 1975, aveva accolto per la prima volta il suo lavoro innescando un ininterrotto rapporto di collaborazione e amicizia, lo scultore originario di Nave, eccellenza nel panorama artistico contemporaneo, porta una selezione di opere realizzate negli ultimi due anni. Sono una ventina di sculture in legno, bronzo e gesso che, nel rapporto reciproco e con gli ambienti dello spazio espositivo, dimostrano quanto la sua tensione espressiva non sia stata scalfita dal correre del tempo.

Erano in tanti ad aggirarsi negli spazi di via Bezzecca per ammirare i recentissimi frutti di una produzione creativa lunga e ancora sorprendentemente vitale, ma pure per stringergli la mano e scambiare qualche parola con lui, che a quasi ottantanove anni continua a coltivare con tenacia la sua originale visione poetica, sempre volta a trasmettere il senso di una necessaria riconciliazione con la vita e con il tutto di cui siamo parte.

Affiancato dalla moglie Marisa e dai figli Emanuele e Clemente che lo hanno sostituito alla guida della storica bottega Habito, dove prendono vita i mobili-scultura in legno che da decenni trasformano i luoghi dell’abitare in spazi unici, custodi di bellezza e armonia quotidiane, Giuseppe si è lasciato circondare dalla stima, dall’affetto e dalla curiosità di decine di persone.

Sostenuto da una bastone finemente modellato con la sua impareggiabile tecnica di lavorazione del legno, non ha negato saluti, ricordi, strette di mano: le naturali cortesie di chi ha imparato a levigare le asperità di un carattere spigoloso, grazie a un profondo sentimento di umanità. Non ha negato nemmeno battute sagaci e commenti di lucida e disincantata ironia. Ma quanto alle parole ha preferito centellinarle e affidare alle sue sculture quel potente valore comunicativo che è proprio dell’opera d’arte.

«Questi lavori a confronto con i precedenti hanno un loro motivo per essere visti – si è lasciato sfuggire- dietro di loro c’è un pensiero preciso che riguarda ancora una volta l’uomo e la vita». «Siamo all’interno di un fatto in divenire che è meraviglioso, quel fatto vitale che si rinnova ogni giorno. Proprio come la vita anche queste opere hanno un inizio, ma non finiscono mai».

Una produzione, dunque, che si inserisce nel solco della visione del maestro che, lungo il corso del tempo e nella molteplicità di sperimentazioni e soluzioni stilistiche nella trattazione di temi, ripetuti, ripensati e aggiornati in modi tradizionali o più liberi e moderni, non smette di individuare l’arte in primo luogo come processo vitale che contribuisce a dare senso al presente, nel recupero di valori eterni che hanno a che fare con la sacralità dell’esistenza e con l’armonia e l’equilibrio che possono scaturire soltanto dall’autenticità del vivere».

Si chiamano esplicitamente Eikon, cioè immagini, le nuove strutture poetiche che si stagliano perentorie nello spazio e nel tempo e paiono voler risarcire con la bellezza la negazione di uno e spazio e di un tempo interiori imposta dai ritmi convulsi e superficiali della realtà contemporanea. Sono come scritture di forme e di segni, in cui scorgiamo una inedita tenerezza del gesto che genera preziose trame luminose.

Sono presenze simboliche saldamente legate alla natura e alla terra, ma inclinate e spinte verso l’alto in una tensione di linee e volumi che trasportano la solidità totemica di certe prove del passato su un piano nuovo di leggerezza che si volge al cielo. Suggeriscono una traiettoria ascendente verso cui indirizzare sguardi e intenzioni. La mostra, curata da Emanuele Rivadossi e Caterina Fasser, con testi in catalogo di Giovanni Gazzaneo e Paolo Gallizioli, sarà aperta fino al 10 luglio (Galleria dell’Incisione, via Bezzecca 4, da martedì a domenica 17-20).

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