Caravaggio a Roma, in mostra l’artista che rivoluzionò l’arte moderna

Ventiquattro capolavori da tutto il mondo si riuniscono a Palazzo Barberini: raccontano il travagliato percorso umano di Michelangelo Merisi
Caravaggio, Giuditta e Oloferne
Caravaggio, Giuditta e Oloferne
AA

Dal «Mondafrutto», il ragazzo che sbuccia un limone prestato da re Carlo III e dal sapore ancora tutto lombardo, una delle prime prove di Caravaggio giunto a Roma attorno al 1595; al «Martirio di Sant’Orsola», estrema tragica prova dipinta a Napoli nel 1609, l’anno prima della morte, portata da Intesa San Paolo alla mostra romana promossa da Gallerie Nazionali d’Arte Antica e Galleria Borghese, di cui l’istituto bancario è main partner.

Si consuma in quindici anni la parabola artistica di Michelangelo Merisi, rivoluzionario protagonista dell’arte moderna, di cui l’esposizione romana, a Palazzo Barberini da oggi al 6 luglio, rende conto attraverso ventiquattro capolavori del maestro, eccezionali per qualità e provenienza.

Il percorso

I curatori (Thomas Clement Salomon e Francesca Cappelletti, rispettivamente direttore e direttrice di Palazzo Barberini e Galleria Borghese, con la studiosa Maria Cristina Terzaghi) hanno costruito un percorso cronologico ma anche trasversale, documentando la rapidissima evoluzione stilistica del Merisi, da un linguaggio ancora debitore dell’ascendenza lombardo-veneta all’invenzione del chiaroscuro divenuto sua cifra inconfondibile, ma anche raccontandone la fortuna presso i collezionisti d’epoca (i cardinali Del Monte e Barberini, il banchiere Ottavio Costa, gli ordini religiosi), e lavorando per connessioni tematiche e confronti iconografici tra opere qui radunate da collezioni internazionali.

Scene bibliche

Star della mostra è l’«Ecce Homo» di collezione privata spagnola, apparso sul mercato solo nel 2021 e attribuito a Caravaggio da Terzaghi. Esposto per la prima volta in Italia, fa già discutere gli studiosi. Inedito – fu attribuito a Caravaggio da Longhi nel 1963 ma mai esposto – il ritratto di Maffeo Barberini, qui accostato ad un altro ritratto del prelato da collezione privata.

Visibile eccezionalmente anche la prima versione della «Conversione di Saulo» per la cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo, dalla collezione Odescalchi. Tornano a casa, nel senso che appartennero ai Barberini (provenienti dalla raccolta del cardinal Del Monte) e vengono qui riuniti, i «Bari» dal Kimbell Museum (Texas), i «Musici» dal Metropolitan di New York e la «Santa Caterina» dalla Thyssen-Bornemisza di Madrid. Quest’ultima a sua volta è accostata ad altri due dipinti con cui condivide la stessa modella, identificata con la cortigiana Fillide Melandroni: «Giuditta che decapita Oloferne» delle collezioni di Palazzo Barberini, e «Marta e Maria Maddalena» dal Detroit Institute of Arts.

I nodi irrisolti

Mostra di studio, quindi, che vuole affrontare anche i nodi irrisolti del mistero Caravaggio (le origini, la ritrattistica, la committenza, le datazioni...) senza rinunciare al fascino che la vita e l’opera del Merisi continuano ad esercitare sul grande pubblico che affollerà la mostra (già 60mila le prenotazioni). Complice l’inestricabile connubio tra arte e vita, imprescindibile per comprendere l’opera del Merisi: frequentatore dei bassifondi ma talentuoso e colto nei riferimenti biblici e letterari sottesi alle sue opere, ricercato dalla polizia per i suoi eccessi come dai cardinali suoi collezionisti, «regista» di composizioni in cui la messa in scena e la luce sono funzionali alla partecipazione emotiva dello spettatore.

Gli autoritratti

Fino all’identificazione personale, in un crescendo drammatico che la mostra ripercorre attraverso veri e propri capolavori. Il «Bacchino malato» della Galleria Borghese è, per l’artista da poco arrivato a Roma, esibita autorappresentazione nelle vesti del dio dell’ebbrezza e della creatività. L’autoritratto nella testa mozzata del gigante nel «Davide e Golia», sempre dalla Galleria Borghese – qui datato 1606, l’anno della fuga da Roma dopo l’assassinio di Ranuccio Tomassoni – è l’autocondanna di chi è consapevole della propria colpa. Il volto sgomento dell’autoritratto nella «Cattura di Cristo» dalla National Gallery di Dublino è l’immagine di chi assiste alla fine dell’innocente. Lo stesso volto tornerà nell’ultimo dipinto, il «Martirio di Sant’Orsola» ormai avvolto nell’oscurità. Testamento di un uomo in fuga, cui la vita non farà sconti.

Caravaggio, il martirio di Sant'Orsola
Caravaggio, il martirio di Sant'Orsola

Come e quando visitare

«Caravaggio2025» è aperta a Palazzo Barberini (via delle Quattro Fontane / Piazza Barberini) fino al 6 luglio 2025. Dalla domenica al giovedì ore 9-20; venerdì e sabato ore 9-22; lunedì solo per i gruppi. Biglietti: intero 18 euro, ridotto 15 euro; gratuito under 18, scolaresche e convenzioni varie. Informazioni e prenotazioni: barberinicorsini.org. Didattica e visite guidate: edu@coopculture.it; tour@coopculture.it.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@Buongiorno Brescia

La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.