Cultura

Antonio Ligabue in mostra al Castello di Desenzano

Dipinti, sculture, disegni, ma anche foto inedite e oggetti personali esposti fino al 30 gennaio
Antonio Ligabue all’opera, nella fotografia riprodotta sul sito dedicato alla mostra a Desenzano
Antonio Ligabue all’opera, nella fotografia riprodotta sul sito dedicato alla mostra a Desenzano
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Dipinti, punte secche, sculture, disegni, oltre a oggetti personali e fotografie inedite. Così il mondo artistico e interiore di Antonio Ligabue si racconta nelle sale del Castello di Desenzano, dove da oggi e fino al 30 gennaio sarà allestita la mostra «Antonio Ligabue dal Po al Garda».

Curata da Roberta Di Nicola e organizzata dall’associazione culturale Il Corriere del Garda e dalla Casa Museo «Antonio Ligabue» di Gualtieri, in collaborazione con il Comune di Desenzano, l’esposizione ripercorre le origini e la vita del grande artista del Novecento, dalla sua città natale Zurigo al Comune di Gualtieri, in provincia di Reggio Emilia, dove l’artista ha trascorso la maggior parte della sua vita.

Più che un’antologica delle sue opere, la mostra desenzanese è infatti una «biografia tridimensionale» di Ligabue, composta da oltre sessanta pezzi provenienti dalla collezione della Casa Museo e da raccolte private. Al piano superiore del Castello trova spazio il «mondo interiore» dell’artista, rappresentato dallo splendore cromatico e dai giochi di chiaroscuro degli autoritratti, degli animali da caccia, e degli orsi.

Un autoritratto di Ligabue
Un autoritratto di Ligabue

Tra le opere esposte qui, di particolare interesse sono il dipinto «I pesci», proveniente da una collezione privata ed esposto raramente, e il disegno «Aquila», sempre da collezione privata, che è stato realizzato da Ligabue durante il ricovero all’Istituto psichiatrico di San Lazzaro a Reggio Emilia. Tredici sono poi le sculture che i visitatori potranno ammirare in queste sale, tra cui le leonesse, i cinghiali e la lotta di linci. Sono tutte opere in bronzo, ad eccezione di una terracotta preziosissima, perché tra le poche ancora esistenti.

Al pianoterra del Castello, invece, il «mondo esteriore» dell’artista è raccontato da suoi piccoli oggetti quotidiani, che ricostruiscono l’ambiente privato in cui viveva: cappello, stivali, riviste varie, violino, spartiti musicali, pennelli, tubetti di colore. C’è anche il famoso specchio, quadrato e malridotto, dove Ligabue si guardava e riproduceva i versi degli animali che dipingeva, e ci sono le vestaglie da donna che indossava nel tentativo, forse, di sentirsi meno solo. «Ogni oggetto ricorda un suo viaggio, reale o immaginario - chiarisce la curatrice Roberta Di Nicola, che parla di un vero e proprio "trasloco" dei pezzi dal museo di Gualtieri al Castello di Desenzano -, nello struggente desiderio di rivivere l’amore della madre e la nostalgia per la sua terra originaria: la Svizzera. Ricordi lontani ma vivi in quei paesaggi dalle linee morbide, come in una stretta d’amore, di cieli sereni e colori brillanti, dipinti sulle rive del Po».

Mondo animale. «Cervo assalito dai cani» (1928-1939)
Mondo animale. «Cervo assalito dai cani» (1928-1939)

«Con questa mostra siamo entrati nel cuore e nell’anima di Ligabue - aggiunge Ugo Andreis, presidente dell’associzione Il Corriere del Garda -. La gente lo chiamava "al matt", il matto, e si teneva alla larga da lui. Lui, che per tutta la sua misera e incredibile vita ha così sempre ricercato un barlume di affetto». Completano l’esposizione due video: il cortometraggio realizzato e musicato dal sassofonista jazz Guglielmo Pagnozzi, e l’interpretazione di Alessandro Haber della poesia «Elba», scritta da Sassy Fanni e ispirata da un dipinto di Ligabue.

Esposti rispettivamente all’interno e all’esterno del Castello, infine, anche due veicoli, in ricordo dei medesimi modelli appartenuti all’artista negli anni Sessanta: una moto Guzzi e un’automobile Fiat 1400, quest’ultima appartenuta al pilota Tazio Nuvolari. In programma nelle prossime settimane anche alcune iniziative collaterali alla mostra, come la proiezione del film «Volevo nascondermi» del 2020 diretto da Giorgio Diritti, con Elio Germano nei panni dell’artista. «Tra queste mura prende vita una rassegna unica nel suo genere - commenta l’assessore alla Cultura di Desenzano Francesca Cerini -, e che mancava ancora sul territorio, perché non viene esposto soltanto un artista straordinario e irripetibile come Antonio Ligabue, ma viene consegnato a tutti i visitatori un pezzo di storia dell’arte a sé, un capitolo unico che racconta la vita di un personaggio fuori dagli schemi».

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