Cultura

Annalisa Strada, una favola per tutte le età

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Quasi una favola, per ragazzini. E allo stesso tempo una bellissima lettura per adulti, che affronta tematiche di profonda contemporaneità, celate nell’intimo di una vicenda ambientata in una terra immaginaria. L’isola di Thia è la declinazione fantastica di un luogo, ma pure di una pluralità di atteggiamenti con cui ci si ritrova a confrontare a tutte le età. «L’isola dei libri perduti» della bresciana vincitrice del Premio Andersen Annalisa Strada, che è pure nostra collaboratrice per le pagine culturali, non deve trarre in inganno. I protagonisti - Amalia, Nazario, Flora e Corrado -, sono sì dei ragazzini, ma pure tipi umani ben caratterizzati. Il fulcro delle relazioni che intessono, all’interno del gruppo, rispecchia dinamiche applicabili al mondo adulto. In cui legarsi a qualcuno, oltre la sua storia personale, rappresenta il limite quotidiano di molti. Ma è anche il motore di ogni nuova scoperta. Così è per i protagonisti del libro, nati, cresciuti e confinati in un paese da cui è impossibile andarsene. Un paese apparentemente idilliaco, che come una campana di vetro impedisce ogni nuova scoperta, ogni fonte di conoscenza. Non ci sono libri, a Thia. Un divieto li ha cancellati, come accade in certi regimi totalitari. Dove il controllo sugli abitanti è totale e le regole non scritte valgono più delle parole vergate ai posteri. Ma un vento sottile di ribellione spira negli animi dei più giovani, decisi ad apprendere dei mondi che esistono oltre la loro isola.

E non è forse quello che accade, anche oggi, in tante città del mondo? Ma pure nelle nostre vite, quando i pregiudizi imprigionano la sete di conoscenza e diventano pilastri di misura.

Amalia, Nazario, Flora e Corrado cercheranno, a modo loro, di scardinare i vincoli. E nel tentativo scopriranno qualcosa in più di loro stessi. E non è detto che sia qualcosa di cui andare fieri. Annalisa Strada non cede al vuoto disincanto, consapevole che nelle favole, come nella realtà, non tutti aspirano al medesimo lieto fine. Oltre alla piacevole scrittura, al lessico puntuale, alla costruzione bella della frase, si nota la capacità di articolare la trama, senza scadere nel facile. L’alone di inquietudine che pervade alcune pagine, non cede il passo alla cupezza. E le strade non conducono sempre nel posto dove dovrebbero. In una terra in cui i palazzi nascondono passaggi, le parole trasmettono più di un messaggio.

Ilaria Rossi

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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