Cultura

Anche quest’anno Brescia avrà Odette, Siegfried, i cigni e Rothbart

Teatro Sociale già esaurito per il «Lago dei Cigni» del 27. Cristina Todi: «Bellezza pura, per il cuore»
Corpo di ballo internazionale: una scena de «Il Lago dei Cigni» proposto dall’Opera Nazionale Rumena - © www.giornaledibrescia.it
Corpo di ballo internazionale: una scena de «Il Lago dei Cigni» proposto dall’Opera Nazionale Rumena - © www.giornaledibrescia.it
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«È un linguaggio internazionale: tutti lo capiscono»: Cristina Todi, direttrice del Balletto dell’Opera Nazionale Rumena, ha ragione quando sottolinea questo aspetto palese eppure sottovalutato della danza classica. E ha ragione anche quando dice che non importa quante volte lo si guardi: il «Lago dei Cigni» emoziona sempre, soprattutto sotto le feste. Anche quest’anno Brescia avrà Odette, Siegfried, i cigni e Rothbart: il balletto classico sarà al Teatro Sociale, in via Cavallotti, il 27 dicembre alle 20.30 e i biglietti sono già (prevedibilmente) esauriti.

Cristina, come definirebbe la tradizione di danza classica in Romania? È molto antica, e un tempo vi erano solo due scuole nazionali per studiare l’arte coreografica. Hanno dato i natali a grandi ballerini che si sono esibiti in tutto il mondo. Oggi le scuole nazionali sono otto e sfornano validissimi danzatori che girano i teatri nazionali e mondiali. Io ho studiato a Cluj. Mi sono impegnata molto per poter conoscere tante cose, e anche per avere una posizione chiara, conoscendo tutto ciò che è importante nell’arte.

Com’è composta la compagnia? Fa parte dell’Opera Nazionale Romena di Iasi, siamo un corpo di ballo internazionale. A giugno dello scorso anno abbiamo aperto un’audizione: si sono presentati 270 danzatori, ma solo perché non potevo esaminarne di più. In realtà erano in mille per quindici posizioni. Ballerini e ballerine vengono da Ucraina, Portogallo, America, Giappone, Turchia, Australia, Finlandia...: sono i più bravi al mondo, secondo me. In Italia saremo in tournée con trentadue artisti e quattro macchinisti.

Il «Lago dei Cigni» porta molte famiglie a teatro, ma a chi lo consiglia? Credo sia un balletto che non ha età, come in generale avviene per la danza classica. È come acqua fresca: una bellezza pura che attacca il cuore. Tutti parliamo di amore come del motore che anima la vita e nel «Lago dei Cigni» si parla di questo, oltre che di sacrificio. E poi lo si può guardare da tanti punti di vista, metaforicamente ma anche otticamente, perché cambia sempre che lo si guardi da destra, da sinistra, centralmente... Dappertutto si scopre qualcosa di nuovo. Anche se l’hai visto dieci volte. Quando mi chiedono: «Perché così tanto lavoro per un momento di felicità?» Beh, ti pare poco? Offriamo felicità, riempiamo il cuore. È la cosa più importante. Amo questo mestiere, prima come ballerina e poi come coreografa. L’arte scenica fa sì che le persone diventino più buone. In che senso? Migliora il mondo allenando la sensibilità di apprezzare ciò che fa l’altro e il rispetto dei valori di chi si ha di fronte. Aiuta a comprendere. Educa. Anche i più piccoli: vengono toccati dalla musica, dai cigni che ballano, dai movimenti delle mani, da uno sguardo... Qualcosa che colpisce lo si trova sempre. Tutti escono con il cuore pieno. Nei giorni scorsi abbiamo portato in scena lo «Schiaccianoci». In dieci minuti avevamo venduto i biglietti. Idem con il «Lago dei Cigni». La gente vuole sempre vederli ed è facile capire perché.

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