Cultura

Ambra: «Una favola seria, come la vita»

In «Ti ricordi di me?» di Rolando Ravello è una maestra narcolettica che si innamora di uno scrittore svagato e cleptomane.
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Dice che «ai personaggi un po’ borderline o fuori fuoco» è quasi abbonata. «Non so perché. A un certo punto quasi mi sono preoccupata. Troppi registi che ti chiedono di calarti nei panni di persone "alla frutta". Però questo rende il lavoro di attore interessante. Ti guardi dentro e sai che quell’essere non proprio a fuoco ognuno di noi ce l’ha».

Ambra Angiolini parla di Bea, maestra elementare elegante e apparentemente svagata, alle prese con una rara forma di narcolessia e perdite di memoria, che interpreta in «Ti ricordi di me?», seconda regia cinematografica di Rolando Ravello, con Edoardo Leo, Ennio Fantastichini, Paolo Calabresi e la bresciana Susy Laude, al cinema dal 3 aprile (a Brescia in anteprima alla Oz mercoledì 2 alle 21,30; ingresso 7 u ), prodotto dalla Lotus Production di Marco Belardi con Rai Cinema e distribuito da 01.

Ambra descrive il suo personaggio con tenera ironia, e capisci che con questa donna che ha fatto tilt e quasi si protegge con le sue fobie è stato amore a prima vista. L’attrice romana che da anni vive a Brescia con il compagno, il cantante Francesco Renga, e i due figli Jolanda e Leonardo, racchiude l’essenza di Bea, e del suo rapporto complicato con le emozioni e con la vita, in un aggettivo: «incantevole». Davanti al portone del suo terapista, Bea incontra Roberto (Edoardo Leo, attore che nel suo percorso artistico ha già incontrato la nostra città, dove al Museo Diocesano ha girato il cortometraggio «L’acqua e la pazienza»), scrittore di improbabili storie per bambini, che soffre di cleptomania. Roberto si innamora a prima vista di Bea e inizia un corteggiamento tenero, buffo, ostinato. «Guardando il film ci si commuove e ci si diverte. Si amano alla follia personaggi che nella vita reale sarebbero due emarginati» racconta Ambra (che da metà marzo è al cinema anche con «Maldamore» di Angelo Longoni, a fianco di Luca Zingaretti, Luisa Ranieri e Alessio Boni).

Ravello ha definito la storia di Bea e Roberto «una favola moderna». Ambra è d’accordo. «Sì, è una favola. Una favola seria. Sarebbe bello - aggiunge l’attrice - che anche la nostra vita fosse una favola seria». Alla maniera di Bea e Roberto: persone che, secondo le convenzioni della cosiddetta normalità, sarebbero da considerare quasi due «extraterrestri»; ma che, proprio per le loro fragilità e manie, sono speciali. «In un mondo ideale potrebbero formare una sorta di zona franca in cui le diversità, incontrandosi, danno vita a qualcosa di unico. A un certo punto, guardando il film, perdi proprio di vista quelle convenzioni che nel quotidiano ti fanno sentire a posto. Bea e Roberto - dice Ambra - sono belli da vedere. Li guardi e senti che quella cosa lì, che vedi in quel momento sullo schermo, è quella giusta».

In realtà, di Bea ce ne sono due, una cinematografica e una teatrale. Perché prima di essere un film, «Ti ricordi di me?» è stato uno spettacolo per il palcoscenico, scritto da Massimiliano Bruno, che sempre Ambra e Edoardo Leo hanno portato per due anni nei teatri italiani con successo. «Ogni sera io e Edoardo ci stupivamo di come il pubblico si innamorasse della storia» ricorda Ambra. Il passaggio dal palcoscenico al set non è stato facile. Cinema e teatro sono due mezzi diversi. «Difficile immaginare al cinema tutto quello che in teatro non si poteva mostrare. Come si vestono Bea e Roby? Come si rapportano con il quotidiano? E poi dovevi togliere quello che in teatro andavi ad aggiungere. Era la mia Bea, ma praticamente non lo era». Sulle assi del palcoscenico, infatti, la scenografia era essenziale. Anzi, praticamente non c’era. «Avevamo solo due sgabelli. E toccava a noi costruirla».

Ambra il film lo ha girato sotto il sole cocente di una Roma estiva. È stata Bea a lungo. Prima in teatro, poi sul set. Eppure, quando le luci si sono abbassate e sul grande schermo sono apparsi Bea e Roberto, la prima a sentirsi piacevolmente «spiazzata» è stata proprio lei, Ambra. La navigazione, nei sentimenti e nella vita, di «Ti ricordi di me?» è così, dice l’attrice. Sa sorprenderti anche se ci sei dentro come interprete.

Ambra guarda sempre in faccia le emozioni. Si appassiona. Come quando ti racconta che da un po’ di anni, nella Brescia di Francesco e ormai anche sua, lavora a laboratori di lettura, nelle scuole, per bambini e ragazzi. «Delle cose belle bisognerebbe parlare di più. Dovrebbero avere più spazio». Parola di donna e di mamma, ancor prima che di attrice.

Paola Gregorio

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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