Le «Afriche» di Giulio Albanese: domani l’incontro a Brescia

Il titolo è già una chiave di lettura: «Afriche» al plurale, perché Giulio Albanese – missionario comboniano, scrittore e giornalista, fondatore e direttore per anni dell’agenzia stampa Misna – respinge con forza l’idea di un’Africa unica e indistinta. E non solo: ne evidenzia le tante facce: inferno e paradiso, appunto.
L’incontro
Un continente plurale, complesso, attraversato da contraddizioni profonde e da straordinarie energie vitali: «Non ne potevo più di sentire corbellerie sulle Afriche. Noi occidentali continuiamo ad essere drammaticamente fuori strada» dice spiegando le ragioni di quelle 400 pagine fitte fitte (Libreria editrice vaticana, prefazione del cardinale Francesco Montenegro) al centro dell’incontro che si terrà domani, a partire dalle 18, nella sala del Camino di via San Martino della Battaglia, civico 18, a Brescia. Sarà presente l’autore, a colloquio con la direttrice del GdB Nunzia Vallini.
Titolo della serata: Africa 2.0: indipendenze, cooperazione e nuovi orizzonti. Che devono presupporre la conoscenza del presente e del passato, sgombra dagli stereotipi e dalle semplificazioni che troppo spesso segnano il racconto dell’Africa nei media occidentali che riducono un intero continente ad emergenza, miseria o cronaca nera, restituendo dignità ad una terra non povera, ma impoverita, e a popoli e storie che meritano di essere raccontati per quello che realmente sono stati, sono e saranno.
Inferno e paradiso
Non è un saggio né un reportage: è un testo fortemente etico e narrativo, che intreccia analisi geopolitica, esperienza diretta sul campo e una profonda attenzione alle persone. «Afriche», appunto. Titolo che rimanda ad una pluralità di storie, popoli e percorsi, in cui inferno e paradiso convivono, senza mai annullarsi.
Il libro affronta anche i grandi temi geopolitici del nostro tempo: il ruolo dell’Europa, le nuove forme di colonialismo economico e strategico, la crescente presenza di attori globali come Cina e Russia, senza cedere a letture ideologiche o consolatorie. È un libro che interroga il lettore sul proprio sguardo e sulle proprie responsabilità. Che assume un significato particolare nella terra bresciana, che diede i natali a san Daniele Comboni, profeta di un’Africa soggetto della propria storia e non oggetto di conquista.
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