Addio a Stefano Benni: comico guerriero spaventato, ma senza paura

«Un matto è una persona che non sa dove andare, niente di più». Lo ha scritto Stefano Benni, 39 anni fa. E ora che non c’è più, la si può aggiungere a quelle infinite perle di poetica saggezza (o di spietata lucidità) disseminate lungo una vita intera fatta di parole. Mai spese a caso.
Le opere
Stefano Benni è morto ieri a 78 anni, nella Casa di riposo per artisti «Lyda Borelli», a Bologna, la città dove era nato il 12 agosto 1947 e che era rimasta il fulcro della sua vita. Scrittore, articolista, umorista, autore di piece teatrali e non solo (fu battutista per Beppe Grillo), Benni ha attraversato beffardo oltre mezzo secolo di cultura italiana con uno stile unico, personalissimo, un’ode sperticata alla libertà artistica e alla creatività disinibita, vulcanica, senza freni. Un’artista impossibile da imitare e, per questo, condannato a non avere eredi.
Particolarmente a proprio agio con la formula del racconto (per molti la sua massima espressione letteraria), Stefano Benni irrompe nel panorama nazionale nel 1976 proprio con la raccolta «Bar Sport», libro amatissimo e iper citato, tradotto – in modo non proprio eccelso, onestamente – anche in un film il cui cast non è bastato a rendere giustizia all’opera originale.
A cominciare dagli anni ’80 irrompe nel mondo del romanzo, scuotendone le fondamenta con perle quali «Comici spaventati guerrieri», «Baol», «La compagnia dei celestini», «Margherita dolcevita» (un romanzo di denuncia scritto con la leggerezza di una storia per bambini). Pepite preziose cavate fuori da una vena creativa che non si è fatta mancare praticamente nulla, compresa la traduzione (come accaduto con i romanzi di Pennac), gli interventi su giornali e periodici, le sortite a teatro come autore (anche con mostri sacri quali Dario Fo e Franca Rame) o attor-lettore. Sempre lucido, chirurgico, pur mostrando nelle ultime opere, qualche lieve segno di ripetitività. Del resto, la sua strada era talmente personale da non permettergli appropriazioni – più o meno indebite – di altrui idee, quindi era assai più difficile da alimentare la sua produzione letteraria.
Il linguaggio
A rendere Benni qualcosa di speciale, se non unico, è stato indubbiamente il mix tra fantasia e libertà lessicale. Ha indubbiamente ridefinito i canoni della comicità cesellando un umorismo sfrontato e impertinente, miscelando lirismo e «sconcezze dell’animo». Senza mai auto-censurarsi.
Se proprio si vogliono fare degli esempi (no, citare la «Luisona» è troppo facile) basta chiedere aiuto allo straripante romanzo «Baol» in cui fa spiegare così ad un barman il cocktail Rappresaglia: «Sono venti parti di grappa italiana per una di grappa tedesca». Spassoso, scorretto, geniale. In una parola, Benni.
Ma c’è di più, decisamente di più. Come scordare lo struggente monologo di Lee in «Comici spaventati guerrieri», forse la summa della poetica benniana. Una caotica successioni di frasi, pensieri, dolori esposta senza filtri. Che ancora oggi fa sanguinare il cuore. Con una (non) punteggiatura da Ulisse di Joyce e la progressione arrembante di un brano new wave, Benni mette a nudo fragilità, incertezze, paure, pregiudizi. Permettendosi anche una premonizione dolorosissima se guardiamo allo sconcertante panorama odierno: «Se penso a tutte le persone pulite che ho incontrato e continuano a offenderle»…

Emozioni e genialità, quasi un Bergonzoni prima di Bergonzoni, anche se meno arrembante e logorroico. Non a caso proprio il suo concittadino lo ha ricordato con parole al miele e colme di affetto, sottolineando come «la sua voce mancherà, ma resterà viva nelle pagine che hanno divertito e fatto riflettere intere generazioni».
Teatro e musica
Frequentatore del teatro in veste d’autore (con Angela Finocchiaro ad esempio portò sul palco «Bestia che sei»), Benni ha diviso il palco più volte con musicisti jazz, primo tra tutti Paolo Fresu. Una sinergia «assaggiata» anche dal pubblico bresciano, con un’esibizione (datata 2011) sul palco del Palabrescia. Ma numerose sono state le sortite sotto il Cidneo e in provincia, con la già citata Finocchiaro, ma anche per reading o appuntamenti in solitaria. Sempre baciati dal successo.
Malato da tempo, Benni si era progressivamente ritirato dalla scene. Fino al più triste degli epiloghi, consumatosi ieri. Leggete i suoi libri – possibilmente ad alta voce – e cercate la vostra personale «Luisona» nel primo bar che incontrate. Ne sarebbe felice.
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