Cultura

Addio a Paolo Iandola, signore dei dischi che creò Iperdue

Vera istituzione per chi ama la classica, era il punto di riferimento al Punto Einaudi. Si è spento l’altra notte a 84 anni
Paolo Iandola, figura iconica per gli appassionati di musica classica a Brescia - Foto New Reporter Paletti  © www.giornaledibrescia.it
Paolo Iandola, figura iconica per gli appassionati di musica classica a Brescia - Foto New Reporter Paletti © www.giornaledibrescia.it
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È stato un’istituzione, Giampaolo Iandola, scomparso l’altra notte a 84 anni, a causa delle numerose complicanze che hanno accompagnato un’apparentemente innocua frattura al femore. Tanti bresciani, e non solo, lo ricordano tra gli scaffali di La Voce del Padrone, prima, e di Iperdue poi, gloriosi negozi di dischi dei quali fu anima e titolare.

Iandola era nato per sbaglio a Viareggio, nel senso che fu registrato all’anagrafe della cittadina tirrenica quando vi approdò la nave che riportava i suoi genitori in patria, di ritorno dalle colonie italiane del Corno d’Africa. Ma crebbe a Milano, dove cominciò a occuparsi di dischi già a 15 anni, prima come rappresentante, quindi come direttore dello store La Voce del Padrone.

Anche quando si trasferì a Brescia, negli anni ’70, diresse il negozio della storica etichetta discografica. Nel 1980 diede vita a Iperdue, insieme a un grossista parmense suo amico, Interlandi: il nome della nuova creatura alludeva giocosamente alle iniziali dei rispettivi cognomi, dunque «I moltiplicata x 2». Ce lo rammenta Pinuccia Piras, fino al 2000 suo braccio destro proprio nel negozio cittadino di via X Giornate, dove si occupava di musica leggera, lasciando al «capo» la cura dell’amata classica. «Era un uomo preparato - aggiunge - e un visionario, sempre in movimento. Per il lancio di Iperdue chiamò Amanda Lear, allora personaggio di culto, che paralizzò il traffico del centro! Erano anni in cui i cantanti andavano spesso nei negozi a promuovere i dischi. Ma ci capitò pure di avere Mina come cliente, nel suo periodo bresciano».

Il figlio Francesco, manager a Milano, sottolinea invece un aspetto forse meno noto del genitore: «Fu decisamente un pioniere dell’e-commerce. Io stesso, lo aiutai in principio: non solo c’era gente che veniva da ogni dove in negozio, ma spedivamo dischi in tutta Italia».

Con il mercato dei dischi in costante contrazione, Iandola chiuse Iperdue (che nel frattempo aveva trovato nuova casa in via Dante), ma non rinunciò a una professione che era innanzitutto una passione: fino al 2020 conservò infatti uno spazio dedicato all’interno del Punto Einaudi di via della Pace, dove continuava a rifornire una clientela di amici. Amici che lo hanno salutato ieri, ai funerali nella chiesa di San Nazaro e Celso, in centro.

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