Cultura

Addio a Little Tony, «cuore matto» del rock’n’roll

Antonio Ciacci si è spento ieri a Roma: aveva 72 anni. È stato precursore e icona in Italia d’un genere musicale che seppe incarnare
Addio a Little Tony
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L’official web site www.littletony.it, ancora dopo che le agenzie avevano battuto la notizia della sua morte, aveva postato - subito dopo l’home page - il video di «Figli di Pitagora» che Little Tony aveva inciso con l’arrangiamento di Gabry Ponte, in cui cantava «Siamo figli di Pitagora... cresciuti con una morale cattolica e con il rock’n’roll». E il rock’n’roll «made in Italy» ha proprio perduto ieri il suo «cuore matto», l’Elvis Presley «de noantri» come dicevano a Roma di lui, quell’Antonio Ciacci nato il 9 febbraio 1941 a Tivoli e rimasto folgorato da un genere musicale che aveva saputo far suo e italianizzare, diventandone prima precursore e poi vera e propria icona.

Little Tony è morto ieri a Roma, a 72 anni, nella clinica capitolina Villa Margherita in cui era ricoverato da tre mesi per un tumore ai polmoni. I funerali si terranno giovedì al santuario del Divino Amore.

La storia di Little Tony cantante comincia quando, giovanissimo, si esibisce nei ristoranti dei Castelli Romani. Seguono le serate nelle balere e nei teatri di avanspettacolo. Finchè nel 1958 viene notato da un impresario inglese, Jack Good, che lo convince a partire coi fratelli - musicisti anche loro - per l’Inghilterra, dove nasce il gruppo Little Tony and His Brothers. Il «piccolo Antonio» rimane in Gran Bretagna per diversi anni: lì respira rock and roll, e vede anche ciò che accade negli Stati Uniti, appassionandosi a una musica che non abbandonerà più.

Gli echi dei suoi successi inglesi arrivano in Italia dove tra il ’58 e il ’60 incide molti singoli tra i quali «Johnny B Goode» lanciata negli States da Chuck Berry, e «Lucille» di B.B. King. Ma la prima vera occasione arriva nel 1961 col Festival di Sanremo dove, in coppia con un altro scatenato sostenitore del rock, Adriano Celentano, canta «Ventiquattromila baci» che ottiene il secondo posto.

Il primo successo discografico è del ’62: «Il ragazzo col ciuffo». Nel 1964 torna all’Ariston con «Quando vedrai la mia ragazza». Con «Riderà», due anni dopo, vende quasi un milione di copie.

Ma forse il suo più grande successo resta quel «Cuore matto», che - con il rombante giro di basso iniziale - incanta il Festival del 1967, restando poi al vertice delle classifiche per molte settimane in Italia e aprendogli le porte dell’Europa e del Sudamerica. Tra gli altri successi di Little Tony, «La spada nel cuore», in coppia con Patty Pravo (Sanremo 1970), e «Profumo di mare» che nell’82 da sigla alla nota serie televisiva «Love Boat»).

Negli anni ’80, con Bobby Solo e Rosanna Fratello, dà vita al gruppo I Robot. Nel 2004 collabora con Gabry Ponte, attuale giudice del talent show «Amici» alla realizzazione del brano «Figli di Pitagora». Nel 2008 torna al Festival di Sanremo per festeggiare 50 anni di carriera con un brano da titolo simbolico «Non finisce qui». Un infarto lo coglie nel 2006 durante un concerto a Ottawa. Si riprende e torna qualche volta ospite in tv. Poi l’altra, ultima malattia, spegne purtroppo il... cuore matto del rock’n’roll all’italiana.

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