Achille Lauro a Campo Marte rapisce in un vortice di generi
Si può amarlo, si può odiarlo. Una cosa è certa: Achille Lauro non può lasciare indifferenti. E a ragione, visto l’impegno profuso nella nuova tournée «Achille Lauro Superstar - Electric Orchestra», partita da pochi giorni ma che è uno show già rodato e studiato nei dettagli. Venerdì sera, l’artista veronese ha tenuto banco all’Arena Campo Marte, per il Brescia Summer Music organizzato da Cipiesse.
Tanta voglia di stupire, un concerto di due ore con quantità generosissima di canzoni, una in fila all’altra con la foga di chi è stato costretto a cancellare diversi tour e non vede l’ora di tornare sul palco. Completo nero di pelle e inizio d’impatto con lo schiaffo punk rock del medley di «Delinquente» e «Generazione X», poi «Maleducata», «Me ne frego» e «Femmina». Lauro è un mattatore che ha voglia di dare alla sua storia un tocco nuovo. Dopo «Bonny & Clyde», un’ovazione mentre si fanno strada in un altro medley «Ulalala» e «Thoiry», per ricordare che c’è spazio per le canzoni più edonistiche; certo che sì, anzi, «oh sì, sì» per dirla con una delle sue esclamazioni tipiche. Un’elettronica pesante fa salire la tensione preparando il tappeto per «Stripper». Il pubblico canta in coro, poi il curatissimo light design per un po’ cede la scena alle torce dei cellulari che danzano con «Fiori Rosa». Piace anche «Sabato sera»: coi suoi bassi profondi è la rincorsa per gettarsi a testa bassa nell’accoppiata bluesrockettara «Lauro»-«Barrilete cosmico».
Il pubblico continua a cantare il ritornello della sanremese «Domenica» anche mentre inizia il medley intriso di elettronica, samba e swing di «Teatro & cinema», «Mamacita», «Amore mi» e «BVLGARI». «Bam Bam Twist» introdotta da un flauto traverso fa un effetto strano. Segna l’ingresso dell’Orchestra della Magna Grecia, formazione di 52 elementi che da qui accompagna un Lauro in abito scintillante, trasfigurandone i brani. Di sicuro non è la varietà sonora che manca nel concerto, che propone una quantità di stili e generi. Sentimentali «Solo noi», «Come me», «Penelope», «La bella e la bestia» e «16 marzo». Imponente «1969», uno dei picchi della serata, poi «Pessima» versione piano bar e il lentone «Marilù». Elettronica, squilli di ottoni e riff distorti per una marziale ed epica «Cadillac». Prima del bis, un’emozionata «Rolls Royce» rapisce il pubblico.
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