Cultura

L’Accademia della Crusca premia la bresciana Marta Garbelli

Marco Papetti
La ricercatrice si è aggiudicata il premio Giovanni Nencioni per la migliore tesi di dottorato in linguistica italiana discussa all’estero
La ricercatrice bresciana Marta Garbelli - © www.giornaledibrescia.it
La ricercatrice bresciana Marta Garbelli - © www.giornaledibrescia.it
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L’Accademia della Crusca premia una ricercatrice bresciana. Marta Garbelli, laureata magistrale all’Università Cattolica di Brescia, questo pomeriggio riceverà a Firenze il prestigioso premio «Giovanni Nencioni», assegnato alla migliore tesi di dottorato in linguistica italiana discussa all’estero.

La tesi

La migliore, per la giuria, è quella discussa da Garbelli all’Università di Stoccolma. «Essere premiati dall’Accademia della Crusca, un’istituzione importante che occupa un posto importante nell’immaginario degli italiani, è motivo di grande emozione e orgoglio, dopo un percorso di studi di dottorato di quattro anni», commenta la ricercatrice.

Il tema del lavoro che le è valso il premio di 2000 euro dell’accademia è «La microsintassi degli antichi volgari settentrionali. Articoli e pronomi personali nella prosa lombarda e veneta nei secoli XIII e XIV». La motivazione della Crusca definisce lo studio «sistematicamente documentato con accuratezza» e in grado di offrire «spunti notevoli nell’interpretazione della dinamica del cambiamento linguistico».

Alle origini dei dialetti

La ricerca di Garbelli scava tra 47 testi in prosa scritti in volgare lombardo – tra cui l’antenato del nostro bresciano – e veneto in un’epoca che precede la diffusione del modello linguistico fiorentino. «Si tratta di uno studio sulla sintassi degli antichi dialetti settentrionali – spiega Garbelli –. L’idea dell’argomento mi è venuta un po’ da un mio interesse scientifico per i dialetti in generale, in particolare a quelli più vicini al mio luogo di provenienza, ma anche dal fatto che mi sembrava mancasse una ricerca di ampio respiro su questi argomenti grammaticali: ce ne sono di molto ben fatti sul toscano e sul fiorentino, ma non c’era una ricerca su queste categorie grammaticali nei volgari, quindi nelle versioni medioevali dei dialetti che parliamo ancora oggi. Il mio è quindi un tentativo di vedere dove nascono certi fenomeni linguistici, come si sono evoluti e in che modo, come parlanti, ce li stiamo portando dietro ancora oggi dal XIII e dal XIV secolo».

La ricerca continua

Oltre al riconoscimento in denaro, per la vincitrice del premio Nencioni c’è anche la possibilità di trascorrere un soggiorno studio di un mese all’Accademia della Crusca: «Non so ancora di preciso di cosa mi occuperò – conclude – ma di sicuro continuerò a cercare e studiare manoscritti medioevali che tramandino testi in volgare settentrionale».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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