Cultura

A Salò un Museo per raccontare nascita, orrori e fine della Rsi

Allestimento multimediale con documenti e oggetti. Operazione finanziata da Regione, Comune e privati
Il MuSa accoglierà due nuove sezioni dedicate alla Repubblica sociale - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il MuSa accoglierà due nuove sezioni dedicate alla Repubblica sociale - Foto © www.giornaledibrescia.it
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La caduta e il ritorno. Una gigantografia di italiani che il 25 luglio 1943 festeggiano l’arresto di Mussolini, la voce del Duce che il 18 settembre annuncia da Radio Monaco la nascita della Rsi. Due momenti chiave della storia italiana del Novecento. Segneranno l’inizio e la fine della prima sezione del Museo della Repubblica Sociale Italiana che aprirà i battenti in primavera nel MuSa di Salò.

Due sale su un intero piano. Allestimento multimediale, documenti, manifesti, armi, giornali, oggetti di vita quotidiana, bandiere. Materiale messo a disposizione dal «Centro studi e documentazione sul periodo storico della Rsi» con sede a Salò, di proprietà oppure ricevuti in prestito da collezionisti.

Il MuSa ospita già una parte dedicata alla Rsi e alla Resistenza, ma dalla primavera 2023 l’esposizione sarà totalmente nuova. Più spazi, più temi, più approfondimenti, diversa concezione. I curatori scientifici del futuro Museo - finanziato con 230mila euro da Regione, Comune e da un sostenitore privato - sono tre storici accademici: Roberto Chiarini (Università di Milano), Giuseppe Parlato (Università di Roma) ed Elena Pala (Università di Milano). «Si tratta di un’operazione culturale su un periodo storico, niente apologie oppure nostalgie», sottolineano subito Chiarini e Pala.

Come sarà il museo

Un manifesto della propaganda della Rsi
Un manifesto della propaganda della Rsi

Il Museo sarà diviso in due sezioni. La prima dedicata ai prodromi della Rsi, dalla fine del regime fascista alla nascita della Repubblica di Salò, con un parte dedicata ai soldati italiani internati in Germania dopo il rifiuto di combattere al fianco dei tedeschi. La seconda sezione riguarda la vicenda della Rsi. Il congresso fondativo di Verona nel novembre 1943, la carta costituzionale, l’esercito, la vita quotidiana, la Resistenza combattuta dalle formazioni partigiane e quella alimentata dal sostegno della popolazione.

«Ci occuperemo anche del lascito della Rsi», annuncia Elena Pala. «Vale a dire della memoria di quella esperienza nella storia dell’Italia repubblicana, in particolare dell’area grigia, di un certo nostalgismo».

Il materiale proviene dal Centro studi presieduto dal prof. Roberto Chiarini. Fonti scritte e orali, come le centotrenta interviste ai giovanissimi repubblicchini e alle ausiliarie che aderirono alla Repubblica salodiana.

Ambienti immersivi

Benito Mussolini a Gargnano
Benito Mussolini a Gargnano

Al centro della sala dedicata alla seconda sezione, spiega Elena Pala, ci saranno tre ambienti immersivi. Il primo punterà l’obiettivo sull’immagine privata di Benito Mussolini, dal tempo dei trionfi veicolati dalla propaganda al declino fisico e politico in riva al lago di Garda. Dal delirio delle folle osannanti nelle piazze alla solitudine di Villa Feltrinelli a Gargnano. Le lettere di Claretta Petacci aiuteranno a capire questa dimensione.

Il secondo momento racconterà l’ultimo bagno di folla del Duce, il 16 dicembre 1944 al Teatro Lirico di Milano, quando per poco nutrì l’illusione di poter riacquistare la grandezza perduta. Infine, l’ultimo quadro sarà la ricostruzione di un rifugio anti aereo.

La cruda realtà della guerra, spoglia di ogni finzione e retorica. Il Museo racconterà i tanti aspetti di quei venti mesi, comprese le persecuzioni razziali contro gli ebrei e la lotta di Liberazione. «Salò non sarà una Predappio, con bancarelle di gadget fascisti fuori dal MuSa», ribadiscono i curatori Chiarini e Pala. Del resto, fare i conti con la propria storia è una necessità. Tanto più se essa è macchiata di sangue e tragedie come quella che vide sfilare gerarchi, ministri, milizie e aguzzini sulle rive del Benaco.

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