Cultura

Per gli 80 anni degli scout del Brescia 1 «Aquile randagie» a teatro

Per l’anniversario del gruppo della Pace, a teatro lo spettacolo sui leggendari esploratori ribelli
Aquile randagie, una foto di gruppo del 1935
Aquile randagie, una foto di gruppo del 1935
AA

«Il Movimento clandestino scout fu primo, se non unico, gruppo antifascista di giovani cattolici. Radicato in quei valori che il fascismo derideva – non violenza, apertura internazionale, spirito di servizio, rispetto delle altrui convinzioni – impegnò un pugno di giovani a rifiutare, appunto perché cristiani, un regime fondamentalmente anticristiano». Così sintetizzava, intervistato nel 1968, mons. Andrea Ghetti (1912-1980, «Baden» per quanti portano il fazzolettone della promessa scout, nome che lui stesso scelse in omaggio al fondatore degli esploratori, Robert Baden-Powell) le ragioni alla base dell’esperienza delle «Aquile Randagie» di cui era stato, appena 16enne, uno dei primi e assidui promotori sin dal 1928. Da quando cioè, dopo averne progressivamente limitato l’attività, Mussolini mise al bando l’organizzazione degli esploratori in Italia, che pure vi era radicata (a Brescia stessa le prime formazioni risalgono al 1915).

L’orizzonte di valori e il modello educativo insito nel movimento nato nel 1907 sull’isola di Brownsea erano troppo distanti da quelli che invece il fascismo imponeva attraverso l’Organizzazione nazionale Balilla e poi la Gioventù del Littorio.

Lo spettacolo teatrale

Fu in questo contesto che nacque il gruppo delle Aquile Randagie, al quale è dedicato lo spettacolo teatrale che, domenica 9 novembre alle 17.30, sarà proposto per la prima volta a Brescia al Teatro Santa Giulia. Di e con Alex Cendron, è opera del regista Massimiliano Cividati, mentre le musiche sono di Paolo Coletta. I biglietti (10 euro, 8 per under 12) sono disponibili su liveticket.it.

La locandina dello spettacolo
La locandina dello spettacolo

I festeggiamenti per l’80° del BS1 alla Pace culmineranno sabato 29 novembre all’oratorio, con l’alzabandiera, il rinnovo della promessa, la Messa e una serata di canti e proposte scout..L’iniziativa, aperta alla cittadinanza, è promossa da Ccdc (Cooperativa Cattolico democratica di Cultura), Padri della Pace, Fondazione S. Giorgio e dal gruppo scout «Brescia 1», prima espressione dello scautismo rinato dopo la guerra, che in questi giorni celebra i suoi 80 anni e le cui radici affondano nei valori della Resistenza cattolica.

Lo spettacolo ha come efficace sottotitolo «Credere, disobbedire, resistere»: ripercorre infatti i 17 anni del gruppo scout clandestino che proseguì l’attività, campi inclusi (leggendari divennero quelli in Val Codera), accollandosi tutti i rischi del caso. A guidarlo era un giovane capo, Giulio Cesare Uccellini («Kelly» o «Tigre») assieme a mons. Ghetti, al fratello di quest’ultimo Vittorio («Cicca») e a Virgilio Binelli («Aquila Rossa»), che coinvolsero nell’attività ragazzi per lo più di Milano, Monza, Parma e Bergamo. In questo lunghissimo periodo, che con espressione mutuata alle pagine di Rudyard Kipling, fu definito «della giungla silente», la resistenza morale e disarmata al fascismo culminò dopo l’8 settembre 1943 in un’esperienza ancora più rischiosa, quella dell’«Oscar». Acronimo di «Opera Scout Collocamento Assistenza Ricercati» (con la S poi mutata per prudenza in «Soccorso») fu una rete che garantì l’espatrio in Svizzera a circa 2.000 fra ebrei, ricercati politici, renitenti alla leva, militari e prigionieri alleati, con tecniche scout e confidenza con la montagna messe a disposizione di chi era in pericolo.

Fiamme Verdi

La pagina di Oscar, tra l’altro, si intreccia a doppio filo con quella delle Fiamme Verdi. Maturò infatti negli ambienti fucini cui appartenevano lo stesso don Ghetti, Dino Del Bo (a sua volta aquila randagia, futuro deputato e ministro Dc, nonché presidente della Ceca) e Carlo Bianchi, che con Teresio Olivelli fu fondatore de «il ribelle», giornale delle Fiamme Verdi, che conobbe alla Pace l’ispirazione della fondamentale figura di padre Carlo Manziana. Ebbe poi tra i suoi protagonisti un altro sacerdote, don Giovanni Barbareschi («Aquila nera», l’ultimo ad aderire alle Aquile Randagie). Catturato dai nazi-fascisti e poi fuggito da Milano, riparò in Valcamonica, dove assunse il ruolo di cappellano delle Fiamme Verdi e il nome in codice di «don Paolo» nella Divisione Tito Speri.

Aquile randagie e Brescia 1

E qui, la storia delle Aquile Randagie tocca da vicino quella del Brescia 1, se si pensa che alle stesse formazioni operanti nelle nostre valli appartenevano alcuni dei fondatori del gruppo che da 80 anni prospera alla Pace. Con il maestro Gabriele Ferrari, c’erano Aldo Lucchese e don Luigi Rinaldini, rispettivamente compagno nella Resistenza e fratello di Emiliano Rinaldini, figura emblematica tra i «ribelli per amore». Proprio Lucchese, in un suo scritto, si diceva certo che – non fosse stato ucciso dai fascisti a Pertica Alta il 10 febbraio ‘45 –, il maestro cresciuto alla Pace sarebbe stato con loro uno dei primi capi del gruppo. Del metodo di BP, infatti, aveva avuto conoscenza attraverso la lettura di uno dei rarissimi manuali circolanti clandestinamente in quegli anni, di cui gli aveva fatto dono don Giovanni Giuberti, fondatore nel 1923 del gruppo scout di Gardone Vt e poi morto nel bombardamento della chiesa di Sant’Afra di cui era parroco.

Le prime promesse nel cortile della Pace
Le prime promesse nel cortile della Pace

Testimonianza del legame profondo ai valori espressione della Resistenza cattolica – che ispirarono le Aquile Randagie come i fondatori del Brescia 1 – sono i colori del fazzolettone del gruppo scout che celebra i suoi primi 80 anni: se il giallo rimanda alla luce tanto cara a San Filippo Neri, il verde è esplicito tributo alle Fiamme Verdi. Un documento conservato negli archivi del gruppo attesta la formale costituzione del Brescia 1 il 6 novembre 1945 e una fotografia documenta le prime promesse degli scout bresciani nel cortile dell’oratorio della Pace. E se la rinascita dello scautismo – bresciano, lombardo, ma non solo – fu tanto rapida, lo si deve anche alle Aquile Randagie, che preservarono negli anni bui del fascismo il movimento, l’organizzazione e le sue peculiarità.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@News in 5 minuti

A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.

Suggeriti per te

Caricamento...
Caricamento...
Caricamento...