Cultura

Ugo Da Como, tutto sulla straordinaria casa-biblioteca di Lonato

Così il senatore e studioso trasformò un edificio del ’400 in un complesso monumentale e culturale
Biblioteca: la Sala bresciana di Ugo Da Como - Foto Studio Rapuzzi
Biblioteca: la Sala bresciana di Ugo Da Como - Foto Studio Rapuzzi
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È una casa-museo, ma ancor più una straordinaria casa-biblioteca, tra le più importanti dell’Italia settentrionale. Fu il senatore Ugo Da Como (1869-1941) a trasformare la quattrocentesca Casa del Podestà a Lonato del Garda in un complesso monumentale divenuto nel tempo centro di produzione culturale - è sede della Fondazione intitolata al senatore, della quale egli stesso gettò le basi - e «luogo deputato per la salvaguardia delle raccolte di arte e storia».

Gli Amici dei Musei

Per comprendere l’importanza dell’edificio e delle raccolte librarie in esso conservate si può ora sfogliare il libro «La Biblioteca e la Casa Museo di Ugo Da Como a Lonato del Garda», edito da Grafo (368 pagine, 60 euro). L’opera conclude il progetto editoriale «Le Vie dell’Arte», promosso dall’Associazione Amici dei Musei, che ha prodotto altri due importanti volumi dedicati al Vittoriale di Gardone Riviera e alle collezioni dei Civici Musei di Brescia. La trilogia è nata su iniziativa di Antonio Benedetto Spada, presidente onorario dell’Associazione, ed è stata fatta propria da Pierangelo Gramignola, compianto presidente degli Amici dei Musei. Spada è anche vice presidente della Fondazione Da Como: nel libro ricorda il legame affettivo che unì la sua famiglia a quella del senatore, del quale rievoca la vita e l’attività politica condotta nel segno del «clima di fervente idealismo postrisorgimentale» di fine ’800. 

Il ruolo dell’architetto Tagliaferri

Sulla Casa del Podestà, acquistata nel 1906, intervenne l’architetto Antonio Tagliaferri con una «ricostruzione in chiave storicista» di cui Stefano Lusardi descrive gli esiti. Qui il senatore custodì la propria collezione di oggetti antichi e d’arte, e coltivò la passione bibliofila, nata dopo il ritiro dalla vita politica a metà degli anni ’20. Una passione non fine a se stessa, ma fedele a «un profondo intento documentario», coerente con il suo profilo di studioso e storico radicato nella realtà bresciana. Lo dimostra la descrizione della biblioteca, affidata a Luca Rivali e Roberta Valbusa, con le fotografie di Marco e Matteo Rapuzzi. Viene presentata una selezione delle opere più preziose collezionate da Ugo Da Como, a partire dai codici miniati e dagli incunaboli (ne possedeva 404), in preferenza stampati a Brescia o di argomento bresciano. Tra i bellissimi volumi compaiono gli «Statuti delle Discipline bresciane» (1522) e i due codici membranacei con i «Privilegi della famiglia Averoldi», scritti a più mani fra il XVI e il XVIII secolo. Le edizioni bresciane databili dal Quattro all’Ottocento comprendono una splendida versione della «Commedia» dantesca: stampata da Bonino Bonini nel 1487, è «la prima edizione veramente illustrata del poema».

Datati 1490 sono gli «Statuti di Brescia», prodotti da Giacomo Britannico; del 1497 è una rarissima edizione del «Regula musicae planae», del monaco francescano e teorico musicale Bonaventura da Brescia. Molte, tra le acquisizioni, sono le curiosità. Vengono riprodotte alcune lettere inedite di Ugo Foscolo a Marzia Martinengo, e vi è anche il «libro più piccolo del mondo»: il testo della lettera scritta nel 1615 da Galileo Galilei alla granduchessa Cristina di Lorena, in un libretto del 1896 confezionato con l’intento dichiarato di «superare qualsiasi altra minuscola edizione».

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