Cultura

The Matt Project, viaggio retrofuturista con «Overnight»

Jury Magliolo parla del nuovo album di The Matt Project, «Overnight», in uscita il 15 dicembre
The Matt Project: Jury Magliolo tra Carlo Poddighe (a sx) e Matteo Breoni
The Matt Project: Jury Magliolo tra Carlo Poddighe (a sx) e Matteo Breoni
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È un momento buio: per superarlo i tre sodali di The Matt Project propongono un antidoto in musica, che è forse riduttivo definire soul-funk. «Overnight» (Di notte) - quarto disco della band formata dai bresciani Jury Magliolo e Carlo Poddighe con il veronese Matteo Breoni, in uscita il 15 dicembre - è infatti un caleidoscopio di cromatismi musicali che vanno oltre i generi, sconfinando per osmosi e per attitudine rispetto alle decadi messe a fuoco nel programmato viaggio retrofuturista, a ritroso dal 2020 fino agli Ottanta.

Come ignorare, nelle dieci tracce in inglese, gli echi glam rock dei Queen «rapsodici» e di quelli più rock (in «Real Deal» e «Running from the Beast») o la fusion morbida degli Steely Dan (nella title-track) che ci portano in pieni anni Settanta? O, ancora, schegge di Beatles («Dancing in the Fire») e di Sly and the Family Stone («Morning») che rimandano ancora più indietro? Certo, tutto ciò accanto a (molto) Prince e ai No Doubt, al prog dei Porcupine Tree e al post rock degli Arctic Monkeys, al pop di Mark Ronson...

Materia rielaborata con grande attenzione e qualità, suonata con entusiasmo e dominata da un’atmosfera analogica anche laddove intervengono dispositivi elettronici, come il vocoder dell’apocalittica «After the Storm», un brano decisamente meno giocoso degli altri ma solo in apparenza distonico, in realtà necessario per andare «oltre la tempesta». Alla voce si alternano nel ruolo di leader Jury (che a tratti indulge a tonalità quasi femminili, occupandosi per il resto di tastiere e basso) e Poddighe (all’amata chitarra), mentre Breoni è padrone della batteria.

Jury: avete messo il vinile, che per voi rappresenta una novità, addirittura al centro del progetto. Per sottolineare la cifra analogica e artigianale del disco?
È un progetto particolare, diverso dai precedenti: abbiamo privilegiato il vinile (anche se l’album si troverà sulle piattaforme e stiamo pensando pure al cd) e la cosa ci elettrizza. Ma abbiamo anche curato personalmente ogni dettaglio del disco, perché volendone fare un «feticcio» siamo andati fino in fondo. Il nostro è un gruppo ambizioso: abbiamo esordito suonando a New York (i primi due ellepì sono stati incisi nello studio di Steve Greenwell, ndr), non ci attraggono le cose ordinarie.

Quello intrapreso con «Overnight» è un «Ritorno al futuro» musicale. È un immaginario cinematografico, quello da cui avete attinto?
Si tratta di un universo di riferimento che abbiamo tenuto indirettamente presente, soprattutto a livello estetico, come pure la distopia di «Farenheit 451» o il mondo dei videogame. Ma crediamo di esserci svincolati dalle fonti: l’aspirazione è soprattutto quella di tramandare la musica che amiamo. I live sono il vostro elemento naturale.

Come promuoverete il disco, in quest’epoca di clausura?
Non siamo contrari allo streaming, purché di qualità, e in questo tempo abbiamo scoperto di non essere refrattari nemmeno alla comunicazione social: faremo una diretta online gratuita domenica 13 dicembre, alle 17, sulla nostra pagina Facebook, dallo studio Poddighe appositamente attrezzato. Contiamo che sia la prima di tante.

 

 

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