Cultura

Pierfrancesco Favino oggi alla Oz: «Il mio film per rimanere col fiato sospeso»

L’attore, con il regista Di Stefano, è ospite alla multisala cittadina per «L’ultima notte di Amore»
Pierfrancesco Favino è atteso oggi a Brescia   - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Pierfrancesco Favino è atteso oggi a Brescia - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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L’intenzione non era fare un film all’americana, anzi, era proprio realizzare un lungometraggio all’italiana nel miglior modo possibile. E pensando a questo tipo di storie, molto spesso Milano era nel titolo. Il merito del regista è stato quello di riportare questo cinema a casa, proprio nella città di appartenenza, benché molte influenze della cinematografia internazionale possano riecheggiare». Così Pierfrancesco Favino introduce «L’ultima notte di Amore», che lo vede protagonista nel ruolo del mite e tormentato poliziotto Franco Amore, mentre si appresta ad arrivare a Brescia con il cineasta e sceneggiatore Andrea Di Stefano, per la proiezione di oggi alla Multisala Oz, che li vedrà ospiti (ore 20.20, via Sorbanella 12, in città; ingresso 10 euro).

Passato sugli schermi della Berlinale, il thriller serrato annovera nel cast anche il giovanissimo attore bresciano Martin Francisco Montero Baez nel ruolo di Ernesto, figlio di Dino (Francesco di Leva), collega e miglior amico di Amore.

Favino, la sua conoscenza con Di Stefano (che è anche attore, ndr) risale ai tempi del set insieme per «Il principe di Homburg» (1997) di Marco Bellocchio?

Esatto. Poi ci siamo seguiti un po’ a distanza e negli ultimi due anni ci siamo ritrovati. Mi ha inviato la sceneggiatura de «L’ultima notte di Amore» e me ne sono innamorato immediatamente.

È stato sollevato il tema di denuncia in merito agli stipendi troppo bassi delle forze dell’ordine, collegandolo alla vicenda che coinvolge il suo personaggio...

Non penso che sia un film di denuncia, anzi è un’opera d’intrattenimento puro, in stile thriller, crime. È chiaro che le motivazioni che spingono il protagonista ad affrontare la vicenda che lo metterà in difficoltà sono economiche e questa idea nasce dalle ricerche del regista condotte attraverso professionisti reali, molti dei quali hanno denunciato il fatto che i loro stipendi non bastano ad arrivare a fine mese. Non è un film sociale, tutt’altro, è fatto per far passare un paio d’ore tenendo il fiato sospeso.

Amore viene definito un uomo-pesce, con riferimento alla leggendaria carpa cinese, capace di guizzi eroici. Cosa pensa di quelli della vita d’attore, del coraggio che ci vuole dinanzi alle scelte dei ruoli?

Bisogna averlo. Proprio questo film per me ne è la dimostrazione. Potrei continuare a restare nei binari dei progetti che mi hanno dato lustro e fortuna, invece, soprattutto per rispetto del pubblico, tento di fare cose diverse tra loro. Ma anche per mettermi un po’ in difficoltà, perché faccio questo mestiere da tanti anni e le cose nuove mi attraggono, desidero uscire dalla mia comfort zone.

Oltre alla recitazione, che cosa la affascina del cinema?

L’idea di perdermi nella vita di qualcun altro. È più facile che accada in sala, accanto a sconosciuti, che sul divano: si parte per un viaggio nella fantasia del regista.

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