Cultura

Marisa Paderni è la nuova direttrice della Collezione Paolo VI

Le linee guida per la raccolta d’arte contemporanea di Concesio: «Sguardo oltre l’Italia e iniziative sul territorio»
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PADERNI DIRIGE LA COLLEZIONE PAOLO VI
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Marisa Paderni è la nuova direttrice della Collezione Paolo VI - Arte contemporanea. Appena trentenne, raccoglie il testimone da Paolo Sacchini, che, dopo sette anni, con l’anno concluso ha lasciato la guida dell’istituzione museale di Concesio (rimanendo comunque all’interno del Comitato scientifico) in quanto ha assunto il ruolo di vicedirettore all’Accademia SantaGiulia.

Storica dell’arte e docente all’Accademia di Belle arti SantaGiulia, Paderni è stata designata con voto unanime dal Consiglio di Amministrazione del museo dedicato a papa Montini. Una realtà che certo non le è sconosciuta, dato che dal 2018 ha collaborato fianco a fianco proprio con la direzione per la realizzazione di mostre e altre iniziative che hanno contribuito alla promozione del polo artistico-culturale in una chiave più moderna e volta all’interazione con la comunità.

Una nuova importante esperienza che comincia, e nuove prospettive per il futuro della Collezione Paolo VI che, negli anni della gestione Sacchini, ha incrementato significativamente la propria visibilità e la reputazione anche al di fuori dei confini bresciani, arrivando a toccare (a parte la parentesi del Covid) quota oltre seimila visitatori.

Dottoressa Paderni, com’è stato apprendere dell’incarico alla guida della Collezione Paolo VI?

Sono sincera, non me l’aspettavo e sono molto contenta che questa, che per me era solo una possibilità, si sia trasformata in qualcosa di reale. Voglio prima di tutto esprimere la mia gratitudine nei confronti del presidente, del consiglio di amministrazione e del direttore che hanno avuto fiducia in me, avendomi conosciuta in questi anni, e all’intero staff per la calorosa accoglienza. Sono molto affezionata a questo museo con cui lavoro dalla fine del 2017; ho avuto modo di conoscerlo bene, di capire quali sono i suoi punti di forza e quali le potenzialità da sviluppare.

Oltre ad aver operato come conservatore, negli ultimi anni ho affiancato Sacchini nelle questioni più di carattere gestionale, ed è stato egli stesso a proporre il mio nome. Sono anche emozionata perché, naturalmente, è un ruolo di grande responsabilità, ma guardo con fiducia al cammino che mi aspetta, sia per la dimestichezza maturata con le opere e le dinamiche della collezione, sia per la professionalità del team che mi affianca.

Quali linee guida intende seguire?

L’idea fondamentale è di tenere vivo il museo, in continuità con la direzione intrapresa dal mio predecessore. Inoltre, è mio desiderio aprire maggiormente ad una prospettiva internazionale: abbiamo, in questi anni, avviato collaborazioni in ambito nazionale e credo sia il momento di legarci anche ad istituzioni al di fuori dell’Italia.

Non dimenticandoci, però, di chi è qua e ci ha permesso di fare le cose più in grande: mi riferisco alle iniziative con le scuole, ai tanti progetti messi in campo e alla partecipazione a vari bandi; penso poi alle tre-quattro mostre temporanee all’anno. A breve ripartirà anche una collaborazione più stretta con il Comune di Concesio e con la biblioteca per cercare sinergie a livello territoriale.

Può darci qualche anticipazione su quali saranno i primi eventi del 2024?

Avremo una presentazione del palinsesto il 10 gennaio. Comunque, la prima iniziativa dell’anno è la ripartenza del progetto dell’Artoteca già avviato col Comune di Concesio prima della pandemia, poi interrotto a causa appunto dell’emergenza sanitaria. Progetto attuato grazie anche alla Fondazione Asm, che consiste nell’effettuare prestiti di opere d’arte all’interno della biblioteca di Concesio, sulla scorta di una sperimentazione fatta in altre località italiane; il prestito proviene da artisti contemporanei viventi selezionati da noi e, quest’anno, anche dalla Civica raccolta del disegno di Salò e dal Museo della fotografia di Brescia.

La prima mostra del 2024 verrà inaugurata sabato 3 febbraio ed avrà al centro un grosso nucleo di opere d’arte cinetica e optical degli anni Settanta, che ci arrivano dalla donazione di un collezionista privato. È stato un iter lungo, che si è concluso nel mese di dicembre, e concerne una settantina di nuove opere che entrano a far parte del patrimonio della Collezione, che noi gestiremo e che, come sempre, è proprietà dell’Opera per l’educazione cristiana. Ciò che conta, è che lavoreremo tutti insieme per proseguire nel percorso di valorizzazione del museo su vari piani, da quello scientifico a quello dell’impatto concreto sulla vita del territorio.

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