Cultura

Lucrezia Calabrò Visconti, la curatrice bresciana della mostra alla Pinacoteca Agnelli

La gardesana al fianco della direttrice della Pinacoteca Agnelli di Torino, Sarah Cosulich, per la mostra sul lavoro di Sylvie Fleury
La curatrice bresciana Lucrezia Calabrò Visconti - Foto COURTESY PINACOTECA AGNELLI MYBOSSWAS
La curatrice bresciana Lucrezia Calabrò Visconti - Foto COURTESY PINACOTECA AGNELLI MYBOSSWAS
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C’è un contributo bresciano nella mostra in corso fino al 15 gennaio 2023 negli spazi della Pinacoteca Agnelli di Torino sul lavoro dell'artista svizzera Sylvie Fleury. È quello di Lucrezia Calabrò Visconti (Desenzano del Garda, 1990), che firma la curatela del progetto al fianco della direttrice Sarah Cosulich, in quella che di fatto è la loro prima mostra per l’istituzione fondata e presieduta dalla famiglia Agnelli.

Studi condotti tra Venezia, Amsterdam e Torino, Calabrò Visconti da un anno affianca la direzione nel ruolo di Curatore Capo. Al netto che l’esposizione ha il merito di colmare un vuoto critico, tutto italiano, sull’artista, viene spontaneo chiederle: perché proprio Sylvie Fleury? «Per dare valore museografico ad una ricerca che da trent’anni si confronta e indaga lucidamente le dinamiche di potere, il sessismo, le culture di massa, elaborandone una nuova narrazione. Il percorso è sia cronologico sia tematico, proprio per valorizzarne i diversi livelli di lettura e la complessità del lavoro» spiega Calabrò Visconti.

L’installazione «She devils on wheels» di Sylvie Fleury alla Pinacoteca Agnelli di Torino
L’installazione «She devils on wheels» di Sylvie Fleury alla Pinacoteca Agnelli di Torino

Nell’ex fabbrica chiusa nel 1982 e convertita da Renzo Piano in polo multifunzionale «il tema automobilistico connota sia la storia del Lingotto sia parte della produzione di Fleury. L’ultima sala della mostra è infatti dedicata a She-Devils on Wheels, un fan club automobilistico fondato da Fleury negli anni Novanta (il titolo è tratto dal film cult del 1968) e aperto a persone che si identificavano come donne» nota la curatrice. E così, tra scocche d’auto graffiate a suon di performance crash-test, abiti da Formula 1 in tessuto ignifugo customizzato, taniche scintillanti e video con Ferrari in panne, l’effetto è quello di «stemperare il machismo e riequilibrare - esorcizzandole - le energie del posto» ironizza la curatrice.

Lo stesso titolo della mostra («Turn me on»), del resto, è un cortocircuito semantico che allude tanto all’atto di accendere l’auto (traducibile in «accendimi») quanto alla sfera dell’erotismo («mi eccita»), collegando i processi di feticizzazione del veicolo all’oggettivizzazione del corpo femminile.

Tra i progetti recenti di Calabrò Visconti: «Get Rid of Yourself (Ancora Ancora Ancora)» Fondazione Baruchello, «Abstract Sex. We don’t have any clothes, only equipment» ad Artissima, «Good Luck, See you After the Revolution» Università di Amsterdam, «Why Is Everybody Being So Nice?» De Appel e Stedelijk Museum di Amsterdam. Nel 2018 ha curato la 6th Moscow International Biennale for Young Art.

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