Cultura

Irene Grandi canta in Presena: «La mia prima volta nel ghiaccio»

Sold out, oggi, per il doppio set pomeridiano nella Paradice Arena sul ghiacciaio
Irene Grandi è attesa alla Paradice Arena - © www.giornaledibrescia.it
Irene Grandi è attesa alla Paradice Arena - © www.giornaledibrescia.it
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Irene Grandi in blues, sul palco ghiacciato della Paradice Arena. La cantautrice toscana si esibirà oggi sul ghiacciaio Presena con la sua band (Max Frignani, Piero Spitilli, Fabrizio Morganti, Pippo Guarnera) in un doppio set già da tempo sold out (alle 16 e alle 18, info su www.visitvaldisole.it), nell’appuntamento più estremo del tour «Io in blues».

Paradice Arena è un teatro-igloo con capienza di 200 posti, situato tra le distese di neve del Presena, a quota 2600 metri, raggiungibile con la cabinovia dal Passo del Tonale. Da gennaio a fine marzo sono parecchie le iniziative musicali e culinarie che vi trovano ospitalità; e proprio ieri è stato annunciato il gran finale, che vedrà protagonisti - nel «Winter Closing Party» di Pasquetta, dunque lunedì 10 aprile - Mario Biondi, con la sua voce caldamente romantica, e gli Eiffel 65, con i loro successi eurodance. Ma ora c’è «musica dell’anima» con l’effervescente fiorentina, classe 1969, capace di vendere oltre 5 milioni di dischi in carriera e collaborare, tra gli altri, con artisti del calibro di Pino Daniele, Jovanotti, Vasco Rossi, Youssou N’Dour, Patti Smith, Hector Zazou, Stefano Bollani. L’abbiamo intervistata.

Irene: il tour che la vede in chiave blues le sta dando grandi soddisfazioni, al punto che continua ad aggiungere date...

Vado alle radici della mia formazione, torno ai primi anni nei locali fiorentini, quando cantavo in inglese interpretando appunto brani blues e jazz. Ma poi c’è la parte in italiano, che omaggia i grandi del cantautorato nazionale e riprende i miei pezzi di maggior successo, in entrambi i casi scegliendo le canzoni che meglio si adattano a essere interpretate in modalità blues. Alternando questo tipo di concerti con altri più tradizionali e con tante esperienze diverse, non mi stanco mai di cantare i miei pezzi, anzi la varietà continua mi permette di affrontarli con carica anche maggiore. Ho bisogno di libertà, per divertirmi.

Quella del Presena è la situazione più estrema in cui le è capitato di esibirsi?

Ricordo altre occasioni singolari, come concerti al sorgere del sole in spiaggia, albe in musica in montagna (d’estate, però), o il pomeriggio nei boschi, in occasione di eventi speciali in cui la natura diventa un elemento centrale, rendendo memorabili le esperienze. Ma un ambiente di ghiaccio... andiamo oltre il già sperimentato!

La preoccupa il fatto che i suoi compagni di palco suoneranno appositi strumenti di ghiaccio?

Un po’ sì: è una settimana che ci penso, e ho detto al mio chitarrista: «Sicuro di non portarti anche uno strumento normale?». È una grande sfida, e se il suono ne dovesse risentire, cercherò di sopperire con la voce e con l’entusiasmo, che non mi difettano mai.

L’estate scorsa è stata protagonista assoluta nell’anteprima dell’opera rock «The Witches Seed» (Seme di streghe) dell’ex Police Stewart Copeland, che però non è più stata messa in scena, nonostante l’accoglienza favorevole. Perché?

Una spiegazione precisa non c’è. Forse sconta il fatto di essere una produzione in inglese, su un tema medievale poco mediterraneo. Ma è un’opera grandiosa, ambiziosa, con una componente visual avvolgente... spero tanto che qualche festival se ne accorga e le regali una nuova vita.

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