«In Val Camonica tracce di monoteismo ben prima dell’Olimpo greco e di Mosè»

Nel lungo cammino dell’uomo, monumenti di pietra attestano un primo formarsi del concetto di divinità. Cinquemila anni fa, ben prima del pantheon dell’Olimpo, abitatori della Val Camonica e di zone attigue hanno tracciato i segni di un’entità comprensiva di cielo e terra, uomini e animali.
È una visione monoteistica, antecedente ai riferimenti biblici, quella che appare allo studioso di culture ed esperienze del passato, nel solco di una ricerca multidisciplinare sull’essere umano, nell’ampia estensione del suo radicamento in cinque continenti.
Con il titolo «Spiriti di pietra. Menhir, statue-menhir e altre immagini dell’invisibile» Emmanuel Anati presenta, per le edizioni Atelier, un sorprendente punto d’arrivo della sua indagine, che già prelude a importanti ulteriori prospettive di studio. Il libro. Il libro, che ripercorre attraverso le più antiche installazioni e creazioni umane l’inizio dell’arte e del pensiero religioso, sarà nelle librerie dalla settimana prossima, al costo di 20 euro.
«Questo libro è in gestazione da molti anni - spiega l’illustre studioso, fondatore del Centro di ricerca di antropologia concettuale di Capo di Ponte -: si è deciso adesso di presentare questo primo capitolo di una ricerca enorme, su un fenomeno che coinvolge storia, psicologia, storia delle religioni ed è estremamente importante dal punto di vista della psicologia umana. Ci mostra l’itinerario compiuto a partire dall’idea di base che gli spiriti dei morti siano ancora attivi nell’aldilà e continuino a controllare ciò che avviene sulla terra.

Gli uomini, che si sentivano difesi da forze invisibili, hanno creato un culto degli spiriti. Il boom di questo culto, diffuso probabilmente in tutto il mondo con manifestazioni che si trovano da un’estremità all’altra, si è avuto nel Neolitico. Dal concetto primario, di una sopravvivenza dello spirito degli antenati e della loro influenza sui vivi, sono derivate localizzazioni di tipo particolare. La più antica religione universale ha sviluppato tipologie locali. Un grande sviluppo si è avuto sulle coste atlantiche d’Europa, dal Portogallo fino all’Irlanda, con origine probabilmente da tradizioni del Medio Oriente, qui arrivare tramite la navigazione».
«Nelle isole del Mediterraneo e in certe zone interne, nelle Alpi e nel Massiccio Centrale francese, là dove l’agricoltura era difficile - prosegue Anati -, si sono sviluppati culti con caratteristiche particolari».
L’excursus, puntualmente accompagnato da illustrazioni, prende inizio dalle selci antropomorfe di Har Karkom, montagna sacra per vari popoli nel deserto del Neghev: queste installazioni rappresentano la tappa primaria della creatività artistica, collocabile tra cinquantamila e quarantamila anni fa.
Pietra
Aborigeni australiani e popoli cacciatori in Africa ancora vedono nella pietra, materia impenetrabile, il ricettacolo delle anime degli antenati. Nella fase di transizione verso l’allevamento e l’agricoltura la presenza dei defunti segna un’identità e una continuità per la tribù, tra passato e presente.
La lavorazione dei metalli cambia, tra il quarto e il terzo millennio avanti Cristo, l’economia e il mondo di pensare nell’area alpina. «È stata una grande sorpresa anche per me - riferisce il professor Anati - la tendenza a trasformare lo spirito in divinità: in particolare in Val Camonica si manifesta una tendenza concettuale nuova, un episodio di monoteismo ben prima di Mosè. Il cielo è tondo, la terra è quadrata, gli inferi sono triangolari: sono le tre forme geometriche dell’universo nel concetto di un grande spirito che le ingloba».
«Le armi - prosegue lo studioso - hanno un valore multiplo: la loro lavorazione assumeva un interesse centrale e al tempo stesso le armi davano un potere quasi soprannaturale. I pendagli ad occhiaie sono ancora oggi simbolo di fecondità, la cintura è l’acqua che separa cielo e terra».
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