Cultura

«Dostoevskij? Un amore tortuoso, dopo parecchie riletture»

Per il bresciano Marco Archetti incontro sulle «Lettere» al prossimo Festivaletteratura di Mantova
Marco Archetti, invitato sul grande russo al Festivaletteratura
Marco Archetti, invitato sul grande russo al Festivaletteratura
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Il romanziere bresciano che racconta uno dei più grandi scrittori e pensatori della storia. Sarà Marco Archetti, insieme con la curatrice del libro Alice Farina e con l’esperta di letteratura russa Serena Vitale, a presentare le «Lettere» di Fedor Dostoevskij, recentemente pubblicate da Il Saggiatore, al prossimo Festivaletteratura di Mantova. Festival al quale Archetti è particolarmente legato: nel 2005 fu selezionato tra gli esordienti di «Scritture giovani», con la possibilità di pubblicare un racconto e portarlo in giro per l’Europa. Da lì, la sua carriera.

Sul palco del Palazzo della Ragione, giovedì 9 settembre alle 14.30 (informazioni e biglietti su www.festivaletteratura.it) i tre ospiti, coordinati da Alessandro Zaccuri, discuteranno del corpus di missive del grande autore russo, analizzandone la figura a duecento anni dalla nascita. Ne abbiamo parlato proprio con Archetti, che ha anche in serbo un nuovo romanzo.

Dostoevskij sulla copertina delle «Lettere» edite da Il Saggiatore
Dostoevskij sulla copertina delle «Lettere» edite da Il Saggiatore

Marco: da dove nasce il suo interesse verso Dostoevskij?
È un amore tortuoso, passato per parecchie riletture. Come tutti i lettori sono soggetto a folgorazioni. Mi è accaduto con Thomas Bernhard, con Charles Dickens... E con una marea di russi, tanto dell’Ottocento quanto del Novecento. Con Dostoevskij è stato un caso: non mi sono innamorato immediatamente. Il primo e ultimo suo romanzo che ho letto è stato «Delitto e castigo». La prima volta al mare a 16 anni, l’ultima quest’estate. Come tutte le esperienze profonde, non è immediata: non è uno scrittore facile da amare.

Anche Nabokov lo rimproverava nelle «Lezioni di letteratura» (Adelphi). Lo definisce melodrammatico e incapace, vittima di cattolicesimo isterico. Le critiche sono in gran parte corrette dal punto di vista tecnico, ma a lui è sfuggito tutto il resto. Dostoevskij ha significato molto per milioni di persone. Pensi che un amico, tornando da un viaggio in Russia, mi ha raccontato di aver trovato una scolaresca sudcoreana in pianto sulla sua tomba: è una rockstar, uno scrittore della gioventù. Non lo si può quindi stroncare pensando solo al piano letterario. Anche io ci trovo qualcosa di macchinoso e reiterato, ma con la pazienza della rilettura lo si comprende. È uno scrittore di fede, che cerca perché sa che ci sarà una risposta. È smisurato quanto smisuratamente difficile.

Al Festival quindi analizzerete le missive...
Parleremo del suo epistolario, consapevoli che oggi tutto è evanescente. Un conto è scrivere una mail, un altro prendere la penna. Ci sono momenti di dolore, sofferenza, isteria... È una grande lussuria leggerlo!

Attualmente sta lavorando ad un nuovo romanzo?
Posso dire che c’è, che è stato consegnato e che verrà pubblicato il prossimo anno. Vengo da un periodo di insofferenza verso la letteratura esornativa. Qua e là l’ho praticata anch’io, quindi non giudico; ma credo che la letteratura debba essere un tentativo di comprendere la propria vita negli snodi più complicati e fondamentali, universali. Talvolta queste questioni le ho eluse o affrontate solo lateralmente. In questo romanzo, invece, la storia che mi è arrivata di petto mi darà la possibilità di parlare di soldi, argomento su cui la letteratura italiana è spesso timida, e di morte, il tema dei temi. È un romanzo frontale di cui sono contento: sento di aver fatto bene il mio mestiere, evitando di scansare temi importanti.

E per quanto riguarda il teatro quali sono i suoi impegni, dopo il successo di «Calma musa immortale» per il ritorno della Vittoria Alata a Brescia?
Insieme a Elisabetta Pozzi sono responsabile del progetto Teatro Aperto del Ctb: siamo in fase di selezione. E sempre per il Ctb sto preparando una serata proprio in onore del duecentesimo anniversario della nascita di Dostoevskij: si terrà a novembre. Porterò in scena, insieme ad un bravissimo attore, le lettere e i punti più salienti della sua biografia. E poi ho aperti altri cantieri per Brescia e Bergamo Capitali della Cultura 2023. Ci stiamo rimettendo in moto con entusiasmo. Senza autoreferenzialità, con il pubblico sempre in mente. Che è ciò che mi interessa in questo momento.

 

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