Cultura

Da Santa Giulia ai pitoti, anche Brescia avrà i suoi Scudi Blu

Croce Rossa e Anci siglano un protocollo per la tutela del patrimonio culturale in caso di conflitti armati
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SCUDI BLU ANCHE A BRESCIA
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Uno Scudo Blu per risparmiare dalla distruzione il nostro patrimonio artistico, nella drammatica eventualità di una guerra nel nostro Paese. È partita al confine con Brescia, nel comune teatro della tragica battaglia di Solferino e San Martino del 1859, la campagna per la salvaguardia dei beni culturali promossa dalla Croce Rossa Italiana insieme con l’Anci. Campagna che nel 2023, anno della Capitale della Cultura, porterà ad apporre anche nella nostra provincia gli emblemi di tutela previsti dalla Convenzione dell’Aja a protezione delle ricchezze monumentali ed artistiche.

Partendo probabilmente dai tesori Unesco che il Bresciano custodisce: i siti camuni delle incisioni rupestri, il complesso monastico San Salvatore-Santa Giulia e il parco archeologico di Brixia Romana e i siti palafitticoli preistorici del Garda: Lavagnone, Lucone e San Sivino.

Primo passo

Il protocollo d’intesa siglato di recente fra Croce Rossa e Anci è operativo su più fronti ma, in particolare, prevede un sistema di interventi per tutelare i beni culturali in caso di conflitto armato. Anche utilizzando quello Scudo Blu che, nelle scorse ore, è stato invocato dall’Unesco a protezione dei siti ucraini patrimonio dell’umanità, che stanno crollando a pezzi sotto le bombe. Sabato mattina a Solferino, località che custodisce le origini della Croce Rossa, sono stati posizionati i primi due Scudi, apposti all’Ossario della chiesa di San Pietro in Vincoli e al Memoriale della Croce Rossa.

  • La nuova illuminazione di Santa Maria in Solario
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«Da sempre le guerre, e più in generale tutte le situazioni che comportano uno scontro violento tra due o più fazioni in lotta, rappresentano anche una seria minaccia per l’integrità del patrimonio culturale situato nei territori interessati» spiegano i rappresentanti di Croce Rossa e Anci. Da qui la volontà di tutelare quel patrimonio, oltre alle vite umane, rifacendosi al sistema di protezione che il Diritto Internazionale prevede a favore dei beni culturali in caso di conflitto. Si tratta appunto della Convenzione dell’Aja del 14 maggio 1954, che disciplina la tutela di «beni, mobili o immobili, di grande importanza per il patrimonio culturale dei popoli» e prevede che «il bene culturale non è oggetto di saccheggio e non può costituire moneta di scambio, ma alla pari dell’uomo deve essere considerato vittima di guerra. Il bene culturale deve essere segnalato, con segnaletica internazionale unificata».

Lo scudo blu, a tutela del patrimonio culturale e artistico - © www.giornaledibrescia.it
Lo scudo blu, a tutela del patrimonio culturale e artistico - © www.giornaledibrescia.it

Accadrà anche a Brescia, dove il locale Comitato di Croce Rossa è già al lavoro. La presidente Carolina David era nelle scorse ore a Roma per ottenere la specializzazione in diritto internazionale umanitario, attraverso un corso dedicato in particolare alla tutela del patrimonio culturale. Con lei l’infermiera volontaria Barbara Bazzoli (che è stata docente del corso) e il volontario Giacomo Tabita: tre bresciani sui cinque posti assegnati alla Lombardia. «Con questo progetto - spiega la presidente David - la Croce Rossa di Brescia si mette a disposizione, in sinergia con le istituzioni, per individuare i monumenti che si fregeranno dello Scudo Blu. Naturale sarà partire proprio dai siti Unesco, ma l’obiettivo sarà individuare altri monumenti di particolare valore da proteggere. Sarà il focal point del nostro impegno per Bergamo-Brescia Capitale della cultura. Il percorso sarà da costruire, anche attraverso un convegno, percorsi formativi rivolti sia ai volontari che alla popolazione, e con la prosecuzione della campagna nelle scuole».

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