LO SPETTACOLO
Ambra Angiolini: «Genitori e insegnanti, serve il confronto»

Ambra Angiolini e Arianna Scommegna in «Il nodo»
Tra genitori e insegnanti «un match, nella presunzione di poter risolvere il problema cercando ciascuno di aver ragione, senza impegnarsi a trovare quella terza posizione, che nasce dal confronto»: è questo il clima teso - in un’aula di scuola all’ora dei colloqui -, che lo spettacolo «Il nodo» ricostruisce sul palcoscenico del Teatro Sociale di Brescia, via Felice Cavallotti 20, per la Stagione di prosa del Centro Teatrale Bresciano, da questa sera a domenica 16 gennaio. Ambra Angiolini è la madre, con Arianna Scommegna nella parte dell’insegnante, dirette dalla regista Serena Sinigaglia.
«Dal tema dell’educazione nessuno può prendersi ferie: anche in vacanza occorre mantenersi consapevoli del ruolo e disponibili a confrontarsi. Non ci si può scagliare contro, come per una colpa, assetati di rivalsa, e la scuola dovrebbe collaborare», prosegue l’attrice che da anni è di casa nella nostra città. Il tema educativo, che nella pièce assume una dimensione tragica, sarà al centro dell’incontro di giovedì 13 per «I Pomeriggi al Ctb», con Ambra Angiolini e con lo psicologo e psicoterapeuta Ettore De Angeli, intitolato: «Tra grazia e violenza. Gli adolescenti alla ricerca di sé».
Venerdì 14 inoltre l’attrice, esordiente nel ruolo di scrittrice, sarà alla Cascina Parco Gallo con il giornalista Fabio Larovere, per la presentazione del libro «InFame» (Rizzoli). Il ritorno. «Torno a Brescia, in un luogo che amo e che ho amato tanto da trascorrere qui una parte della mia vita, e torno qui in teatro a distanza di anni, proprio adesso che mi sono trasferita a Milano - osserva l’attrice romana -. Il teatro mi ha insegnato la giusta distanza da me stessa, l’onestà di confrontarmi. Il palcoscenico è una scelta in continua evoluzione. In un libro si può mettere la propria esperienza a disposizione degli altri. Molto difficile, come in questo spettacolo, è immaginare la perdita di un figlio: ti puoi avvicinare, con il rispetto per chi l’ha vissuta. Il testo non ammette virtuosismi, non comporta un esercizio di stile: preferisco che all’uscita ci sia il desiderio di riflettere, piuttosto che il complimento per la recitazione».
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