Cultura

A Cesare Lievi la prima del Maggio Fiorentino

L’artista di Gargnano mette in scena «Lo sposo di tre», l’opera giovanile del fiorentino Luigi Cherubini
A Firenze. A Cesare Lievi il compito di aprire il Maggio Fiorentino
A Firenze. A Cesare Lievi il compito di aprire il Maggio Fiorentino
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Cesare Lievi firmerà la regia dell’opera che inaugurerà la stagione del Maggio Fiorentino: il 23 aprile 2020 il regista di Villa di Gargnano, noto a livello internazionale e già direttore del Centro Teatrale Bresciano, debutterà (prima esecuzione a Firenze) con «Lo sposo di tre o il marito di nessuna», di Luigi Cherubini, in scena fino al 6 maggio; maestro concertatore e direttore Diego Fasolis, scene e costumi di Luigi Perego, luci del «nostro» Gigi Saccomandi. Ne abbiamo parlato con Cesare Lievi.

Lievi, lei è regista di prosa e di opera, ma negli ultimi anni la lirica l’ha molto impegnata: come è avvenuto il contatto con il celebre Maggio Fiorentino? La proposta mi è giunta da Alessandro Perejra, che conosco da quando, all’inizio degli anni Novanta, era direttore a Zurigo. Perejra intende iniziare una valorizzazione del fiorentino Cherubini, e ha pensato a me. Quando però mi ha fatto il nome di «Lo sposo di tre», sono rimasto molto stupito.

Perché? Si tratta di un’opera giovanile di Cherubini, autore famosissimo in tutta Europa. L’opera è poco nota e poco rappresentata. Nel Novecento è stata data soltanto una volta. È un divertissement, che appartiene al periodo italiano dell’autore. Non la conoscevo, e mi sono messa a studiarla. È un dramma giocoso, scritto nello stesso anno di «Così fan tutte» di Mozart, e in un certo senso sugli stessi temi, che sono quelli della volubilità dei sentimenti umani, ammesso che si possa parlare di sentimenti... L’opera ha un libretto intelligente, anche se drammaturgicamente un po’ troppo schematico, e soprattutto ha una musica bellissima.

È una proposta che è nelle sue corde per vari motivi... In effetti sì: ho fatto molto Mozart, ma anche Paisiello e altri. Cosa prevede la sua agenda per il 2020? Il 9 gennaio consegnerò le indicazioni per le scene di «Lo sposo di tre», e dal 15 marzo inizieremo le prove. A metà febbraio una mia nuova raccolta di poesie, «Al ritmo dell’assenza», inaugurerà una nuova collana, a cura di Pasquale Di Palmo, dell’editrice Medusa di Milano.

Ci anticipi qualcosa... In esergo ho messo questa frase di Archiloco: «Riconosci quale ritmo tiene gli umani». In questo 2020 non usciranno solo le mie poesie: Morcelliana sta per pubblicare la raccolta completa di tutto il mio teatro.

Che effetto le ha fatto vedere in volume la sua drammaturgia? Ho pensato che per me un ciclo si è compiuto. Sono stato contento.

Altri impegni? Ad agosto firmerò la regia di «Elettra» di Richard Strauss/Hoffmansthal, a Klagenfust, in Austria. E poi il 2020 sarà per me un anno con un significato particolare... Ovvero? Saranno passati 20 anni dalla morte di mio fratello Daniele, scenografo e artista. Sto lavorando per dedicargli un importante ricordo in città.

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