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Stadio Rigamonti, ora spazio agli interlocutori con Cellino in prima fila

Quella dell’impianto di Mompiano è una questione che si trascina dai tempi di Corioni
Massimo Cellino - © www.giornaledibrescia.it
Massimo Cellino - © www.giornaledibrescia.it
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«Allora, lo stadio?» è la classica domanda sullo stile «Alùra, el Bresa?» che da anni aleggia sulla testa dei tifosi. Una telenovela quasi ventennale, modello «Beautiful», se si prende come punto di partenza il 2005. Certo, Gino Corioni fece una battaglia personale parlando del Rigamonti anche prima e col senno di poi si può dire che non fu capito. Forse addirittura troppo avanti per il modo di pensare calcio negli anni Novanta, primi anni Duemila.

Ai tempi del «pres»

Eppure un passo, ufficiale diventato poi ufficioso (perché cadde nel vuoto), il «pres» lo fece nel 2005, portando Roberto Baggio e il progetto dello Stadium Global Center addirittura a Cannes, con tanto di presentazione in pompa magna. Impianto a Castenedolo da circa 20mila posti, strutture a fare da contorno capaci di vivere sette giorni su sette, la certezza che quello sarebbe stato il futuro e il Rigamonti il passato. Un precursore di Milan e Inter, convinte oggi della bontà di uno stadio di proprietà mentre il Comune vorrebbe che il Meazza non diventasse solo un «monumento alla memoria».

Storia recente

Sta di fatto però che il Rigamonti al primo marzo del 2024 è ancora lì a fare da casa al Brescia.

Tra ristrutturazioni mancate, settori chiusi (alcuni riaperti, altri no), modernizzazioni, tubolari per la curva, cerotti vari, toppe di ogni tipo e un presidente come Massimo Cellino che ne ha ottenuto sì la concessione, ma che comunque per renderlo meno brutto dentro e fuori qualche soldo (eufemismo) di tasca sua ce l’ha buttato dentro.

Stadio nuovo?

La novità è che da ieri, secondo una perizia attendibile, sappiamo anche quanto vale. E a questo punto c’è la possibilità, forse mai così concreta in passato, che il sacco venga preso in cima. E che si parli finalmente di stadio nuovo. Ma di chi possono essere le mani a stringere quel sacco? La logica porta a Massimo Cellino, attuale presidente del Brescia.

Nel senso che ad oggi se si pensa ad alcuni stadi di proprietà (Sassuolo, Frosinone, Juventus, Udinese, Atalanta) di fatto appartengono alla squadra che rappresenta la città, nel caso della Juve una parte della città. E così viene da pensare che il primo ad essere interessato all’eventuale futuro bando sarà proprio l’imprenditore sardo, anche per un semplice discorso economico: stadio di proprietà significa avere anche più appeal se poi si vuole vendere la società.

Quindi scommettere su Cellino quale primo interlocutore relativamente al discorso stadio è abbastanza logico. Ovvio che nelle retrovie potrebbero esserci altre figure interessate a capire quale piega prenderà ora la situazione. E tra queste forse il presidente della FeralpiSalò Giuseppe Pasini, che in un recente passato ha detto di voler capire le dinamiche relative al Rigamonti. Il passaggio di ieri, comunque, è destinato ad aprire un nuovo, interessantissimo, capitolo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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