Omicidio Carol Maltesi, ergastolo per Davide Fontana nell’appello bis

La Corte d’Appello di Milano gli ha riconosciuto l’aggravante della premeditazione. La zia della vittima: «Spero che adesso sia finita e che possa riposare in pace»
Carol Maltesi in una foto tratta dal suo profilo Instagram
Carol Maltesi in una foto tratta dal suo profilo Instagram
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Davide Fontana, accusato dell’omicidio dell’ex fidanzata Carol Maltesi commesso l’11 gennaio 2022 a Rescaldina, nel Milanese, è stato condannato all’ergastolo nel processo di secondo grado bis. Lo ha deciso la Corte d’Appello di Milano, riconoscendogli l’aggravante della premeditazione.

Le sentenze precedenti

L’ex bancario era stato condannato in primo grado a 30 anni dalla Corte di Assise di Busto Arsizio, con una sentenza che era stata poi parzialmente riformata in appello, quando al 45enne era stata inflitta la pena dell’ergastolo con il riconoscimento dell’aggravante della premeditazione, esclusa invece dai primi giudici. Proprio su questo aspetto la Corte di Cassazione, lo scorso settembre, ha ordinato un nuovo processo d’appello. Confermando la condanna alla pena massima, i giudici del secondo grado bis hanno accolto oggi la richiesta della Procura generale.

L’omicidio

Il luogo del ritrovamento del cadavere a Borno - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
Il luogo del ritrovamento del cadavere a Borno - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it

«Spero che adesso sia finita e che Carol riposi in pace», ha detto la zia della vittima dopo la lettura del verdetto. A quanto ricostruito nel corso delle indagini, Fontana ha ucciso Carol colpendola con 13 martellate alla testa e sgozzandola. Il giorno dell’omicidio i due si erano incontrati per girare assieme un video da pubblicare su Onlyfans, nel quale lei, che realizzava contenuti per la piattaforma con l’aiuto dell’ex fidanzato, doveva apparire legata e con un cappuccio sulla testa. Una scena che le era stata commissionata da un utente che si era poi rivelato essere lo stesso Fontana tramite un profilo falso.

Dopo averla uccisa, secondo chi ha indagato, l’uomo ha fatto a pezzi il corpo per poi conservarne i resti per oltre due mesi in un congelatore comprato su Amazon. Non riuscendo a bruciarli, aveva infine deciso di abbandonarli dentro ad alcuni sacchi neri in una discarica a cielo aperto in un dirupo, a Borno. Per tutto quel tempo ha continuato a utilizzare il suo cellulare per rispondere ai messaggi di amici e parenti.

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