È morta Edelweiss Ceccardi, guida instancabile per i diabetici di Brescia

Raffinata nei modi, elegante nella presenza, generosa con tutti. Edelweiss Ceccardi, storica presidente dell’Associazione diabetici della provincia di Brescia, se ne è andata oggi lasciando una scia di dolore, commozione e riconoscenza.
Da sempre instancabile punto di riferimento per le persone con diabete (che nel nostro territorio sono oltre 82mila), Ceccardi, 80 anni, ricopriva questo ruolo con passione ed era stata riconfermata, all’unanimità, lo scorso aprile: aveva iniziato il sesto mandato con entusiasmo e il desiderio di «fare sempre di più in ottica di prevenzione e coinvolgendo quante più persone possibile, giovani e bambini compresi», ci aveva detto.
Le stava a cuore, del resto, diffondere la conoscenza del diabete e dei corretti stili di vita: organizzava incontri nelle scuole, convegni, screening. Era profondamente convinta che l’informazione potesse essere preziosa per gestire la malattia e per prevenirla. Al suo fianco, in ogni circostanza, c’era il marito. Insieme erano una presenza fissa, disponibile, generosa.
Le parole dei soci
I soci la ricordano con parole piene di stima: «Come può l’Associazione diabetici della provincia di Brescia descrivere Edelweiss senza dire l’ovvio, cioè che Edelweiss è l’Associazione diabetici della provincia di Brescia? – dicono Eleonora e tutti i membri del Consiglio direttivo –. "Edel" era tantissime sfaccettature: una persona elegante, colta ed educata, una mamma, una moglie, un’instancabile lavoratrice e una fidata amica. Ma, per i numerosissimi diabetici sparsi nella provincia di Brescia e non solo, Edelweiss era l’Associazione diabetici della provincia di Brescia. Ne era il volto, ne era l’anima e ne era la forza. "Edel" rappresentava l’Associazione non per l’Associazione in sé, non per il nome e non per l’immagine. Rappresentava l’Associazione per farsi portavoce di chi non l’aveva e di chi non sapeva come usarla. Era preparata su tutto, sulle terapie, sulle nuove tecnologie, sull’innovazione e sullo studio della malattia. Era capace di smuovere il mondo per ottenere i risultati che la comunità si meritava. Siamo sinceri, spesso anche quando la nostra comunità non se lo meritava. Si è fatta faro silenzioso e nascosto durante momenti terribili come quelli della pandemia. Era – concludono – sempre attiva per aiutare il sociale, per aiutare le comunità a rischio».
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