Guida autonoma, Savaresi: «È il futuro della mobilità: una rivoluzione»

Così il professore del Politecnico di Milano e responsabile scientifico del progetto. «Ora bisogna sbloccare la normativa»
Il professor Savaresi - © www.giornaledibrescia.it
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Il professor Sergio Savaresi del Politecnico di Milano è il responsabile scientifico del progetto «Sharing for Caring». Idee che guardano al futuro ma devono fare i conti con i limiti del presente.

Professor Savaresi, le auto a guida autonoma saranno il futuro della mobilità?

La risposta semplice è sì. Questo è il futuro dell’automobile. Sarà una rivoluzione che l’Europa non ha ancora capito fino in fondo: cambierà completamente i modelli di mobilità. Oggi le auto sono di proprietà, ma stiamo andando verso un modello «a servizio». A Darfo abbiamo completato quello che chiamo la trilogia del progetto Robo X. A gennaio a Brescia abbiamo presentato Robo-Sharing in collaborazione con A2A, poi c’è stato il momento di Robo-Shuttle a Milano e adesso Robo-Caring. La tecnologia è la stessa, ma ovviamente la stiamo affinando e la stiamo evolvendo: c’è un’auto che viaggia a bassa velocità con una parziale supervisione umana. Con Robo-Caring Cerchiamo di aiutare un segmento che oggi non è assolutamente soddisfatto perché di fatto non può spostarsi. Crediamo che sia un modo di usare la tecnologia favorendo l’inclusività.

Ha parlato della presentazione con A2A a gennaio: a livello tecnico è cambiato qualcosa in sette mesi?

Abbiamo fatto degli affinamenti, stiamo lavorando e continuiamo a fare attività di ricerca per sviluppare questa tecnologia, che nelle sue fondamentali è la stessa. Diciamo che arrivati a questo punto quello che serve è un salto dalla ricerca all’attività industriale. La grossa quantità di ricerca e sviluppo che è stata prodotta ha un livello molto avanzato ed è pronta ad arrivare in un contesto imprenditoriale. Bisogna fare questo salto perché per ora sono solo dimostrazioni. Bisogna poi sbloccare la normativa. Oggi in Europa siamo ancora obbligati ad avere il driver a bordo: la legislazione europea prevede che si possa fare sperimentazione solo tenendo qualcuno dietro al volante. Sono due salti importanti, ma ritengo che nel giro di qualche anno, se siamo bravi e abbiamo visione, siano realizzabili.

Guida autonoma, la sperimentazione a Darfo

Serve l’aiuto dell’imprenditoria. Quella bresciana rimane un’eccellenza da questo punto di vista, che supporto può dare la nostra industria al futuro dell’automotive?

Sicuramente Brescia ha supportato molto questa fase sperimentale. La città è stata tra le prime in Italia a darci le autorizzazioni per fare questa sperimentazione. L’imprenditoria bresciana, lo sappiamo, è da sempre capace di cogliere le opportunità e di guardare in avanti. È necessario però cambiare la visione. Credo che gli industriali bresciani lo capiranno e saranno accoglienti: spero che ci aiutino a fare questo salto. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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