Femminicidio-suicidio a Milano, l’avvocato: «De Maria meritava il lavoro»

Il 35 enne Emanuele De Maria si è suicidato ieri lanciandosi dalle terrazze del duomo di Milano. Probabilmente prima ha ucciso Chamila Wijesuriya (50enne di origine cingalese, sposata e con un figlio), che lavorava con lui all’Hotel Berna vicino alla stazione centrale e ha ferito con un coltello il suo collega barista, l'egiziano Hani Nasr, che ora è fuori pericolo.
De Maria era detenuto nel carcere di Bollate per aver ucciso una ragazza tunisina di 23 anni, Oumaima Rache, a Castel Volturno in provincia di Caserta nel 2016. Il 35 enne godeva di un permesso per il lavoro esterno. Poco dopo l’estremo gesto di De Maria, i carabinieri del Nucleo investigativo e di Sesto San Giovanni hanno trovato, con l'aiuto dei sommozzatori dei vigili del fuoco, il corpo di Chamila Wijesuriya in un laghetto del Parco Nord.
Le parole dell’avvocato
Oggi ha parlato il legale di Emanuele De Maria, Daniele Tropea, che ha precisato come il suo assistito «meritava il permesso di lavorare fuori visto l'ottimo percorso che aveva fatto all'interno del carcere. La sua posizione era stata valutata dall'area educativa del carcere di Bollate e dal magistrato di Sorveglianza di Milano – ha aggiunto Tropea –. Non mi sarei mai aspettato nulla di quanto accaduto e nemmeno che De Maria potesse trasgredire le regole».
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