Diluvio festival a rischio, l’associazione lancia una raccolta fondi

Marco Papetti
L’edizione 2025 della rassegna si è chiusa con un bilancio in rosso per 30mila euro. Gli ideatori: «Senza sostegno esterno è impossibile organizzarla l’anno prossimo»
Un concerto a Diluvio festival -  Foto di Diluvio Festival/Elena Pagnoni
Un concerto a Diluvio festival - Foto di Diluvio Festival/Elena Pagnoni
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Diluvio festival è a rischio. Lo hanno annunciato gli stessi ideatori, con un lungo post sui social pubblicato il 1° settembre: l’edizione 2025, tenutasi al parco del Maglio di Ome dal 24 al 27 luglio, non è andata come gli organizzatori avrebbero sperato e al momento non ci sono i soldi per ripetere la manifestazione anche il prossimo anno. Per questo i promotori hanno lanciato una campagna di crowdfunding online «per aiutare il festival a ripartire dopo un'edizione difficile».

Difficoltà economiche

«Qualcosa è andato storto – si legge nel post scritto dai membri del direttivo dell’associazione che organizza il festival, Elena Pagnoni, Nicola Pezzoli, Stefano Collicelli ed Emma Zanotti –. L’economia di Diluvio Festival 2025 non ha funzionato. Hanno influito qualche errore di valutazione, la pioggia, l’aumento dei costi e un po’ di sfortuna: in questo modo gli investimenti per il festival 2025 non si sono ripagati e senza un sostegno esterno è quasi impossibile immaginare un’edizione 2026».

Il bilancio di Diluvio 2025 è in negativo per 30mila euro. In tutto l’edizione dello scorso luglio ne è costata 130mila. La spesa maggiore, spiegano gli organizzatori, è stata sostenuta dai cachet degli artisti, dalla gestione dei concerti, dall’allestimento dei palchi e dell’area del festival, dal noleggio delle strutture e dal pagamento della manodopera qualificata (il resto delle attività durante il festival è svolto da volontari). «Nel 2025 i costi di programmazione e allestimento sono aumentati più di quanto preventivato, mentre sono diminuiti gli introiti dalla vendita dei biglietti e dalle consumazioni». Una situazione che ha costretto l’associazione a «prosciugare», di fatto, il fondo cassa accumulato nelle edizioni precedenti del festival. 

L’appello

Da qui l’idea del crowdfunding, il primo nei dieci anni di vita della rassegna: «Diluvio è un festival indipendente che vive grazie al volontariato e al sostegno diretto del pubblico, tutto il budget è dedicato alla sua costruzione – spiega il direttivo –. Per assicurarsi di coprire i costi, il festival dipende dagli introiti della vendita dei biglietti e dalle consumazioni nei bar, dai piatti serviti nella cucina e in una piccola percentuale dal merchandise. In dieci anni di esistenza, il festival non hai mai sentito il bisogno di ricorrere a una raccolta fondi, ma questa volta non c’era scelta».

La risposta è stata positiva, spiega la presidente dell’associazione Elena Pagnoni: «Siamo stati inondati di reazioni di supporto e vicinanza, anche da organizzatori di altri festival in Italia e da artisti». 

Equilibrio fragile

Nel post gli organizzatori fanno riferimento anche alle difficoltà delle rassegne musicali indipendenti rispetto ai grandi eventi: «Ogni anno, sempre più festival piccoli faticano o scompaiono. Questo accade perché il sistema musicale è fragile: gli spazi per far crescere la musica nuova sono sempre meno, mentre i grandi concerti vanno sold out in poche ore, alimentando logiche che minano il sistema alla base. Il mercato della musica live somiglia sempre più a una bolla dove i continui aumenti dei costi di produzione, dettati da chi è più in alto nella catena alimentare, costringono le realtà più piccole a ipotecare ogni volta il proprio futuro».

Il futuro

Se una prossima edizione di Diluvio ci sarà – come tutti i fan della manifestazione si augurano – dovrà essere diversa, spiega la presidente Pagnoni: «Tutto è ancora in fase di elaborazione, però subito dopo il festival dentro l’associazione ci siamo detti che forse sarebbe stato meglio tornare a progetti musicali ancora più indipendenti. Tornare a una scaletta musicale di artisti che magari non hanno nemmeno un’agenzia di booking che li promuove, facendo anche dello scouting  tra le band locali. Un’altra idea potrebbe essere – aggiunge – diminuire il numero delle esibizioni, visto che quest’anno abbiamo avuto fino a sei band a giornata, più quattro o cinque dj-set. Tutto questo in modo da riuscire a tornare a un prezzo del biglietto più basso».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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