Come cambiano i funerali: più cremazioni e sale del commiato

«È sincero il dolore di chi piange in segreto» scriveva Marco Valerio Marziale. In questi giorni dedicati ai defunti, a molti, affiorano ricordi, fatti e parole che riguardano i cari che non ci sono più. Ognuno vive il lutto in maniera personale e, proprio per questo, negli ultimi anni, vengono chiesti servizi funebri molto diversi tra loro. Al di là delle richieste eccentriche che non sono poi così comuni, ci sono tendenze che si sono affermate anche in questo settore, ma andiamo con ordine.
I numeri
In questo settore, per quanto l’ambito sia inesorabilmente connesso a un contesto doloroso, lavorano migliaia di persone. La morte fa parte della vita e prima o poi a tutti tocca avere a che fare con un’impresa funebre. «Nel Bresciano – spiega Lucia Buizza, amministratrice delegata del centro servizi Trasporti funebri srl – sono circa 170 le imprese con circa 500 lavoratori. A questi bisogna aggiungere quattro centri servizi (uno a Brescia, due a Borgosatollo e Villanuova sul Clisi), che forniscono mezzi, attrezzature, prodotti e personale». Insomma si conta un migliaio di persone. E senza considerare l’intero comparto come le carrozzerie che modificano le auto, chi realizza le bare, gli interni o l’oggettistica. E aggiunge: «Ogni anno solo noi facciamo 4mila funerali che vuol dire circa 300 al mese e 13 alla settimana».
«Il nostro è un lavoro di precisione e rispetto. Sono nel settore dal 1986 – spiega Buizza – e in questi anni molto è cambiato, dai colori dei carri, che una volta erano solo neri, alla professionalità fino alla considerazione dei giovani che non hanno più paura di fare questo mestiere e di essere additati, ma lo considerano un lavoro come gli altri che, dà la possibilità di dare dignità all’ultimo percorso di una persona».
Le case del commiato e la cremazione
La novità più grande degli ultimi anni, però, è quella delle case del commiato, strutture dove dare l’ultimo saluto al defunto: «Ormai la maggior parte delle famiglie – dice Buizza – non allestisce più la camera ardente a casa, ma chiede di ospitare il feretro in una casa funeraria. Un servizio molto apprezzato in un momento di dolore: ci sono la giusta temperatura e aerazione, un salottino, il servizio ristoro e un luogo per star vicino al defunto; tutto quanto per non aver un ricordo traumatico, magari legato alla propria abitazione».
Sempre più richiesta anche la cremazione: secondo un’indagine di Funerali.org, in Italia lo scorso anno sono stati cremati il 38,16% dei defunti contro il 36,43% del 2022. Questo a fronte di un calo di servizi (44.210 cremazioni nel 2023 a fronte di 45.986 nel 2022) per via del calo della mortalità. Le regioni dove cresce di più sono quelle del nord e la Sicilia.
I costi
«Il Covid ha dato una spinta ad una tendenza già avviata – sottolinea Buizza – e ora questa pratica è vista con occhi diversi. Un altro motivo che incentiva la cremazione risiede anche nei costi, che sono più bassi: la tariffa della sola cremazione supera di poco i 500 euro. Il cofano, poi, costa meno di quello zincato e se si sceglie di mettere l’urna in un loculo dove c’è già un parente non bisogna pagare nulla – un loculo costa tra i 1.500 e i 2.000 euro –, questo succede anche se si sceglie il cinerario comune».

Proprio la cremazione ha dato luogo a pratiche collegate: se dal Tempio di Sant’Eufemia fanno sapere che sono aumentati gli affidamenti – e cioè chi sceglie di tenere l’urna a casa –, per Buizza stanno crescendo anche le dispersioni.
«Oltre alla piccola percentuale di chi chiede che vengano disperse le ceneri in un luogo caro, al mare, in montagna o al lago, in tanti lasciano scritto di volere che le loro ceneri siano disperse, attraverso un rituale codificato, nel Giardino delle rimembranze, quel corso d’acqua creato al Tempio crematorio di Brescia proprio per questo scopo».
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