Carceri, c’è anche Manlio Milani tra i firmatari di una lettera per Nordio

C’è anche il bresciano Manlio Milani, che il 28 maggio 1974 perse la moglie uccisa dalla bomba neofascista in Piazza Loggia, tra gli otto firmatari di una lettera inviata al ministro della Giustizia Carlo Nordio.

Le altre firme sono di Giovanni Bachelet, Fiammetta Borsellino, Marisa Fiorani, Silvia Giralucci, Lucia Montanino, Maria Agnese Moro, Giovanni Ricci, Sabina Rossa e Paolo Setti Carraro. Tutti «familiari di vittime delle azioni terroristiche, della lotta armata e della criminalità organizzata, da tempo impegnati in attività volte a realizzare il dettato Costituzionale di favorire la rieducazione dei detenuti».

Limiti alle attività

Nella lettera i firmatari spiegano di guardare «con notevole perplessità e sofferenza personale alle norme restrittive recentemente introdotte nelle carceri italiane». Il testo fa riferimento alla circolare del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del 21 ottobre, che introduce nuovi limiti alle attività nelle carceri con la partecipazione di persone esterne. Secondo i firmatari, tali restrizioni rischiano di ostacolare i percorsi di dialogo e confronto tra detenuti e società civile: incontri che negli anni si sono rivelati fondamentali per la rieducazione dei reclusi e per un processo di riconciliazione tra vittime e autori di reati.

I firmatari sottolineano come il cambiamento e la responsabilizzazione dei detenuti passino anche attraverso il contatto umano e culturale con l’esterno, e che limitare queste esperienze significhi indebolire la funzione rieducativa del carcere.