L’educazione sessuale maschile è un discorso da maschi

«Non piangere», «Sii uomo», «Non fare la femmina», «Mostra la tua forza»: queste sono alcune tra le frasi che gli uomini si sono sentiti ripetere fin da piccoli. Espressioni figlie di un’educazione rigida che propone un modello maschile stereotipato, lontano da qualsiasi dimensione emotiva o vulnerabile. Narrazioni che alimentano la visione del maschio alpha, ma che diverse realtà bresciane stanno cercando di abbattere, puntando tutte allo stesso obiettivo: educare alla sessualità e all’affettività.
Sono queste alcune tra le riflessioni emerse all’incontro ospitato nei giorni scorsi da Spazio Lampo, in via privata De Vitalis, dove esperti e associazioni del territorio si sono confrontati sul tema della sessualità. Presenti l’antropologo Francesco Ferreri, la divulgatrice e fondatrice di «MySecretCase education» Norma Rossetti e l’associazione «Mask you». L’iniziativa è parte del progetto «Sus - La scuola del centro del futuro: la rigenerazione dell’area sud-ovest di Brescia parte dalle scuole», promosso dal Comune di Brescia per valorizzare il territorio attraverso l’educazione.

Educare alla sessualità sin dall’infanzia
«L’educazione sessuale è tra le prime forme di prevenzione della violenza» ha spiegato l’attivista Norma Rossetti. «Ed è per questo fondamentale che i bambini siano educati alla sessualità sin dall’età dell’infanzia». Troppo spesso, la sessualità e l’affettività vengono trattate come argomenti tabù, soprattutto quando coinvolgono i più piccoli. «L’educazione sessuale viene demonizzata, considerata erroneamente una minaccia all’innocenza dei bambini. Eppure è proprio l’Organizzazione mondiale della sanità a raccomandarne l’introduzione già nei primi anni di vita – afferma Rossetti –. Fornire ai bambini un’educazione sessuale adeguata significa renderli consapevoli, aiutarli a riconoscere i propri diritti, prevenire le malattie sessualmente trasmissibili e prepararli a vivere relazioni sane durante l’adolescenza e l’età adulta».
Le riflessioni arrivano anche dall’antropologo Francesco Ferreri: «Se diamo uno smartphone a un bambino di 8 o 9 anni, è inevitabile che prima o poi si imbatta in contenuti pornografici – spiega –. Per questo è essenziale un’educazione preventiva: serve la presenza di un adulto che lo accompagni e lo educhi alla sessualità fin da subito. Non a caso l’Oms sottolinea che, nel mondo di oggi, è necessario iniziare l’educazione sessuale già dalla tenera età».
Il progetto «Mask you»
Tra i presenti anche l’associazione al maschile «Mask you», nata da riflessioni sulla parità di genere da un gruppo di amici: Edoardo Braga, 25 anni, Carlo Mazzolini, 37 anni, e Valerio Vitale, 36 anni.
«L’iniziativa è nata per offrire agli uomini uno spazio sicuro dove confrontarsi liberamente su temi sessuali che riguardano anche loro. E soprattutto per dare gli strumenti idonei per decostruire e ricostruire poi una mascolinità più sana». «Lo stimolo – spiega Braga – è partito in seguito al femminicidio di Giulia Cecchettin. Ci siamo detti e promessi che non saremmo più stati a guardare in silenzio».
Non solo: l’input è arrivato anche dalle amiche: «“Siamo stanche di dover far capire agli uomini che è anche responsabilità loro”, ci dicevano. E così è nato “Mask you”». Il nome del progetto non è casuale. «“Mask” richiama la maschera che spesso gli uomini indossano per nascondere le proprie fragilità, aderendo a un ideale di virilità tossica», spiega il 25enne. Ironia vuole che richiami anche il dialetto «maschiu», che significa proprio “uomo virile”.
Testimonianze

«Sono venuto alla conoscenza di questo incontro grazie ai social – dice Damiano, 37 anni, di Brescia –. È un tema che mi interessa molto, per questo non potevo mancare. Credo che, da parte del mondo maschile, serva uno sforzo maggiore per comprendere che affrontare queste tematiche è anche una nostra responsabilità».».
Anche Stefano, 30 anni, è dello stesso parere: «Sono riflessioni fondamentali per chiunque. Ogni essere umano è fatto di componenti che non hanno genere: c’è una parte femminile negli uomini e una maschile nelle donne. Per questo è importante affrontare certi argomenti con consapevolezza e compassione».
Per Giulia, 42 anni, di Manerbio, Spazio Lampo «è un luogo ricco di iniziative e, da sempre, vicino a tematiche sensibili». E aggiunge: «Confrontandosi con il maschile e cercando un dialogo profondo tra i due sessi, è possibile sradicare narrazioni distorte».
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