Bonus badanti, solo 300 i potenziali beneficiari nel Bresciano

Dal primo aprile nuovo bonus badanti con esonero contributivo per chi assume una persona che si prende cura di un anziano ultraottantenne non autosufficiente che già goda dell’assegno di accompagnamento. Per accedere alla misura, tuttavia, il datore di lavoro non deve avere un Isee (indicatore della situazione economica equivalente) superiore ai seimila euro annui. Un dato, quest’ultimo, che restringe ai minimi la platea dei beneficiari: si calcola che in provincia di Brescia saranno poco più di trecento le persone che hanno le caratteristiche per poter accedere al beneficio, previsto dal decreto Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) e che ha avuto il via libera dal Consiglio dei Ministri.
Decontribuzione
La decontribuzione è al 100% e riguarda sia i versamenti contributivi (Inps) sia quelli assicurativi (Inail). Il bonus, per i pochi in possesso dei requisiti, spetta sia in caso di prima assunzione sia di trasformazione a tempo indeterminato di un rapporto di lavoro già in essere. L’esenzione non è invece concessa se risultava cessato un rapporto di lavoro tra il badante e la famiglia che accede allo sgravio da meno di sei mesi. Non si possono assumere parenti o affini tranne in caso di invalidi, ciechi o religiosi.
I benefici
Chi ne beneficerà non avrà l’onere, per due anni e per un tetto massimo di tremila euro l’anno, di versare i contributi previdenziali e assicurativi alle badanti (femminile d’obbligo, dal momento che anche nella provincia di Brescia è donna l’87% di chi si prende cura a domicilio degli anziani).
La maggior parte dei datori di lavoro è italiana (89,4%), mentre sette lavoratori su dieci sono stranieri. Il bonus assunzioni badanti 2024, nelle intenzioni del governo, ha lo scopo di «favorire il miglioramento delle prestazioni di cura e di assistenza delle persone non autosufficienti e sollecitare la regolarizzazione del lavoro di cura prestato a domicilio».
Un provvedimento che, anche, «mira a contrastare il lavoro nero, diffusissimo nei rapporto di lavoro domestico».
Le intenzioni del bonus
Ottime intenzioni. Non senza qualche perplessità: il requisito di seimila euro massimi di Isee, come abbiamo visto, restringe in modo significativo la platea dei beneficiari. E ci si chiede, anche, come è possibile sostenere i costi di una badante se si ha un Isee (che comprende la pensione minima, che è effettivamente di circa seimila euro l’anno, ma senza il conteggio dell’assegno di accompagnamento) non superiore ai seimila euro.
I costi
Ricordiamo che una badante convivente per persona non autosufficiente costa circa mille euro per 54 ore settimanali; se la badante convivente è qualificata costa oltre 1.200 euro al mese, più 178 euro di indennità di funzione, per 54 ore settimanali. È evidente che, anche al netto dei contributi che saranno defiscalizzati, il solo costo della badante è superiore ai seimila euro. Altra restrizione deriva dal dato anagrafico: il bonus lo può richiedere solo chi ha bisogno di un aiuto per una persona ultraottantenne. Non solo. Il beneficio non viene riconosciuto nel caso in cui tra lavoratore e datore di lavoro, o persona dello stesso nucleo familiare, sia cessato un rapporto di lavoro domestico con mansioni di assistente ad anziani da meno di sei mesi.
Non basta
Certo, un primo passo, ma di respiro ancora troppo corto. Basti pensare che nel Bresciano le badanti regolarmente assunte sono 6.943 (dato 2023 dell’Osservatorio Domina sul lavoro domestico) cui si devono aggiungere 9.256 persone che lavorano come colf. Un dato che si è sostanzialmente stabilizzato rispetto all’anno precedente dopo una flessione del 10% legata anche al periodo pandemico.
Lavoro sommerso
Continua ad essere alto il numero di chi lavora in nero. Nel 2020 il tasso di irregolarità stimato dall’Istat era del 51,7%, contro il 24,4% di quello agricolo, 23,1% di quello dell’intrattenimento e dello sport e il 15,3% del settore della ristorazione. Con la pandemia e la sanatoria dei collaboratori domestici, una quota compresa fra i due e i quattromila lavoratori sono stati regolarizzati, ma l’effetto, secondo Assindatcolf (Associazione nazionale datori di lavoro domestico), rischia di essere temporaneo. Secondo l’indagine, solo il 44,2% degli occupati nel settore lavora 50 settimane l’anno. Quasi un quarto - il 23,2% - non supera le venti settimane. Sul piano retributivo, il 26,5% degli occupati riceve meno di tremila euro l’anno, e solo il 14,6% supera i tredicimila euro nei 12 mesi.
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