Benin, suora laica salvata da un tentativo di rapimento dei terroristi

L’hanno portata in salvo venerdì scorso gli 007 italiani, sventando un tentativo di rapimento da parte di un gruppo di terroristi. Ornella Carrara, 81 anni originaria di Fiobbio di Albino, è una suora laica missionaria che da 40 anni vive in Africa e dal 2007 si trova nel nord del Benin, con l’associazione di Brescia «Piccolo Cedriac onlus», per costruire un ospedale per mamme e bambini a Goumori, piccolo paese che confina con il Burkina Faso e il Niger e che fa parte del Comune di Banikoara.
Il racconto del fratello
«L’hanno chiamata dalla Farnesina a metà della scorsa settimana per avvisarla che era in pericolo e che l’avrebbero portata via – racconta il fratello Roberto, che vive nel Torinese –. Lei all’inizio pensava fosse uno scherzo, invece venerdì si è vista arrivare il convoglio degli 007 italiani che l’hanno caricata e portata in un posto sicuro vicino alla capitale. L’ho sentita oggi (ieri, ndr) e continuava a dirmi “non mi lasciano andare avanti con il lavoro”. L’ospedale è la sua unica preoccupazione, ma ora è meglio che torni in Italia finché le acque non si saranno calmate. La aspettiamo, non sappiamo ancora quando arriverà».
La famiglia
Ad Albino vivono i fratelli Eugenio, che abita a Desenzano al Serio, e Nazareno, di Abbazia, mentre il cognato Piergiacomo Cristini, vedovo della sorella morta 4 anni fa, è rimasto nella casa dei Carrara a Fiobbio. «Ornella torna lì quando viene in Italia, una o due volte all’anno – prosegue Roberto – l’ultima volta è venuta a ottobre. Ma lei dice sempre che in Africa c’è il paradiso e quando fa scalo in Francia comincia l’inferno». La figlia di Roberto, Simona, conferma: «L’Africa è la vocazione della zia. Quante volte le abbiamo detto che poteva stare qui, la sua risposta è sempre stata che il Signore la vuole in Africa».

Il trasferimento
È la stessa Ornella a raccontare al Tg1 in onda ieri sera gli ultimi turbolenti giorni in Benin: «Lo scorso 8 gennaio hanno ucciso 28 militari a pochi chilometri dalla mia casa. Ringrazio il governo, l’intelligence italiana, per quello che hanno fatto. Sono stati due giorni molto faticosi, abbiamo viaggiato per oltre 12 ore nella savana prima di raggiungere un’area sicura. Io amo l’Africa, amo i suoi bambini, amo la sua gente e quindi nessuno mi fermerà». La missionaria è stata portata via nella notte con un convoglio armato organizzato dai nostri 007 in un luogo a 800 chilometri di distanza, in attesa del rimpatrio. «Era tranquilla e ben protetta – assicura Roberto –. Lei era a Goumori da sola, seguiva i lavori dell’ospedale Piccolo Cedriac ed era sempre alla ricerca di donazioni, perché lì c’è una povertà estrema e manca tutto».
L’associazione
La prima pietra dell’ospedale è stata posata nel 2007 su un terreno donato dal Comune di Banikoara nella savana del villaggio Gbangbanga-Goumori, a 750 km da Cotonou, la capitale amministrativa. Sul sito dell’associazione, Ornella Carrara racconta come è nata la scelta del nome: «Nel 2000 prestavo servizio in un ospedale missionario in Benin. Un giorno venne ricoverato un bambino di nove anni in condizioni gravissime, morsicato da un cane affetto da rabbia. A quel punto neppure il vaccino avrebbe potuto salvarlo dalla morte. Non essendo cristiano, chiesi al padre se desiderasse il Battesimo per suo figlio ma mi oppose un rifiuto. Io però non volevo assolutamente che quel bambino morisse senza essere stato battezzato e allora implorai al padre il Battesimo per suo figlio. Il padre mi domandò che cosa fosse il battesimo cattolico. Glielo spiegai brevemente e, soprattutto, gli assicurai che il suo bambino sarebbe stato vicino a Dio e avrebbe pregato per i suoi fratellini. “Glielo dia!” mi rispose. Chiesi allora all’uomo il nome del bambino. Cedriac, mi rispose. E lo battezzai con quel nome: Cedriac».
L’ospedale
Nell’ottobre 2022 è stata ultimata l’ala destra dell’ospedale che copre una superficie di 1.631 metri quadrati e che comprende il magazzino, il pronto soccorso, la radiologia, il blocco operatorio, la terapia intensiva e la chirurgia. «Abbiamo dato più importanza a questo settore poiché, quando sarà terminato, potremo iniziare a visitare i malati, anche se solo a livello ambulatoriale» si legge sul sito dell’associazione. A luglio 2024 sono stati installati i pilastri in cemento per fornire energia elettrica: «Questo passo importante segna una fase cruciale nello sviluppo infrastrutturale, garantendo che l’ospedale sarà dotato di una fonte di energia affidabile per supportare le sue operazioni».
I lavori
«I lavori sono portati avanti dalla gente del posto – precisa il fratello Roberto – ma c’è ancora tanto da fare. L’ultima volta Ornella mi ha detto che erano arrivate le piastrelle e adesso c’era bisogno di realizzare l’impianto elettrico. Il progetto, lo studio dell’impiantistica, la quantificazione del materiale necessario alla costruzione, la contabilità sono affidate a volontari dell’associazione Piccolo Cedriac onlus e a benefattori che lo hanno fatto gratuitamente. Certe cose bisogna sentirle nel sangue, Ornella è così: è partita a 18 anni e non si è mai fermata».
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