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Costi & ricavi. Diversi scenari per le imprese

Verona.
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VERONA
Su cosa puntare per rendere economicamente sostenibile un impianto di biogas? Donatella Banzato, della facoltà di Ingegneria dell'Università di Padova, ha sottolineato a Verona, nel corso di un convegno a Solarexpo, gli esiti emersi dagli studi pubblicati quest'anno nel libro di Edizione L'Informatore Agrario «Biogas, come ottenere nuovo reddito per l'agricoltura», a cura del docente Alessandro Ragazzoni.
In primo piano un'analisi puntuale di costi-ricavi per i digestori anaerobici che fa emergere diversi scenari a seconda che l'imprenditore sia produttore (cioè un coltivatore diretto, che gestisce le sole fasi di produzione, raccolta e trasporto di biomassa), trasformatore (che oltre a queste fasi trasformi la materia prima nell'impianto aziendale) ed energetico (incaricato di realizzare un impianto senza produrre la materia prima).
In generale, tenendo conto che per realizzare un impianto di digestione è fondamentale uno studio sulla dieta per alimentare l'impianto in accordo con le normative vigenti, tra le principali voci di costo figura anche la potenza installata.
«Ad esempio, un impianto di potenza 200 kW attivo per 7.800 ore all'anno e con un costo di realizzazione di 5.700 euro/kW comporta un costo di gestione complessivo per unità di energia prodotta di 198.053 euro» ha spiegato Banzato. Altra variabile critica è il trasporto: «Se una matrice organica come l'insilato di mais fosse reperita entro un raggio di 15 km, il costo per unità di prodotto sarebbe pari a 3,75 euro per tonnellata» ha esemplificato la Banzato.
Sono state evidenziate le voci di bilancio delle diverse tipologie di imprenditori per valutare il tempo di ritorno del capitale investito, calcolato entro 15 anni, tempo di erogazione degli incentivi. Se l'imprenditore trasformatore risulta rientrare con l'investimento effettuato (in particolare, nel caso di un utile di poco inferiore a 500 euro/kW/anno, un impianto con una potenza intorno a 750 kW viene ammortizzato entro 6-7 anni), per l'imprenditore energetico i tempi si allungano. «Entro gli 8-10 anni si ammortizzano solo impianti di medio-grandi dimensioni, con potenza superiore a 500 kW» ha spiegato Banzato.

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