Speranza, la parola nascosta è femmina

Ho sempre subito il fascino delle persone intuitive che trovano nelle parole dei significati invisibili. L’ho pensato di recente leggendo la provocazione grammaticale di Typhaine D, un’attrice francese pressoché sconosciuta, che si presenta come creatrice del Manifesto femminile universale. A torto o ragione è convinta che la lingua sia un’espressione infingarda del maschilismo. Infatti ha modificato il verbo «j’espère» (io spero), che include la parola «père» (padre) e lo ha adattato alla grammatica femminista modificandolo in «j’esmère» per creare una nuova parola che contiene «mère» (madre).
La coniugazione del verbo sperare ci coinvolge tutti, mai come in questo periodo saturo di violenza le donne sentono il bisogno di sentirsi protette da una mantella materna. Ogni giorno toccano con mano la precarietà delle loro scelte e quanto il senso di possesso e i pregiudizi siano ancora fortemente radicati nell’animo maschile. Alle donne la società liquida eroga acqua con il contagocce ma anche i canali che dovrebbero dissetare l’umanità soffrono «la secca». È la rassegnazione la nuova pandemia che colpisce la gente e la fa implodere nel mondo virtuale. Dentro questa sopportazione collettiva non si capisce che fine abbia fatto la rete affidabile degli adulti che condividevano la responsabilità familiare.
Dove sono le figure di riferimento rappresentate dagli zii, dai cugini, dai nonni e dagli amici più vicini? Il cardine della stabilità sul quale poggiavano i giovani sembra diventato brocantage in vendita al mercatino delle pulci. In tante case ordinate dove sui mobili non c’è un granello di polvere regna il silenzio della denatalità che sta cambiando l’assetto del nostro Paese. Neppure le coppie sono più propriamente stabili, ed è lì che una rivalutazione dello «ziame» (zii e zie) potrebbe aiutare a ricucire una società sfilacciata in cui anche le relazioni fra parenti si sono allargate come il buco nell’ozono.
Come torna di moda il modernariato dei mobili, perché non recuperare quei parenti che un tempo assolvevano al compito educativo sentimentale quando mancava la confidenza con i genitori? Anche i padrini e le madrine prendevano sul serio il loro compito, si poteva contare su di loro. Non si tratta di una politica di restauro ma del tentativo di reagire al disagio senza fare ricorso a pillole contro l’ansia lieve pubblicizzate come caramelle. Se il riparo è maschio, la protezione è femmina. Io confido nelle donne, anzi: j’esmére!
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