Quell'obbligo di esporre i prezzi in vetrina...
"I prodotti esposti per la vendita al dettaglio nelle vetrine esterne o all'ingresso del locale e nelle immediate adiacenze dell'esercizio o su aree pubbliche o sui banchi di vendita, ovunque collocati, debbono indicare in modo chiaro e ben leggibile, il prezzo di vendita al pubblico mediante l'uso di un cartello o con altre modalità idonee allo scopo ". Così il decreto legislativo 114 del 1998, che disciplina l'esercizio dell'attività commerciale. "Ma allora perché - ci chiede un lettore - mentre in città è rispettato, in provincia tale obbligo è spesso disatteso?".
Verrebbe da rispondere: perché nel Comune di Brescia c'è un nucleo dedicato di Polizia commerciale e nei Comuni della provincia no. Ma sarebbe una conclusione affrettata e soprattutto che non tiene conto del parere degli interessati: i commercianti.
"Periodicamente segnaliamo a tutti gli associati l'obbligo di esposizione dei prezzi" spiega Carlo Massoletti, presidente dell'Ascom. "In città non ci sono problemi sul rispetto della norma, in provincia può capitare, soprattutto nei piccoli Comuni, ma non lo ritengo un problema generalizzato. Nelle zone turistiche, come il lago di Garda o l'Alta Valcamonica, i prezzi sono esposti. E nei Comuni dove non c'è la Polizia commerciale, i controlli li fanno i vigili ordinari, nell'ambito della loro attività".
Ancor più netto Alessio Merigo, direttore di Confesercenti: "Sono convinto che la maggioranza dei commercianti applichi le norme sulla trasparenza dei prezzi, anche in provincia. Le vetrine senza prezzi sono poche: magari sono casi un po' evidenti per cui chi le vede pensa che tutti si comportino così. Ma non è vero. Qualche anno fa avrei detto di sì, ma ora le cose sono cambiate. Poi se c'è qualcuno che non lo fa è giusto che vada sanzionato, ma i commercianti sanno che la poca trasparenza porta svantaggi, non benefici".
Per quanto riguarda le etichette, Massoletti rileva una asimmetria di responsabilità: "Secondo la legge, il responsabile della veridicità dell'etichetta è il commerciante, è lui che subisce sequestri e sanzioni. Ma spesso il commerciante non è in grado di valutare la veridicità dell'etichetta, ad esempio la composizione chimica. In altri Paesi d'Europa, invece, la responsabilità è del produttore o importatore. Su questo servirebbe una rimodulazione delle norme a livello europeo".
Altro tema posto dai nostri lettori, le cosiddette "vetrine in allestimento": sono legittime? "Una sentenza della Cassazione Civile, la 7146 del 1993 - spiega il commissario Pasini - ha chiarito che non esiste la dicitura "vetrine in allestimento". Chi la usa per evitare di mettere i prezzi può essere sanzionato". Con un minimo di tolleranza...
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