La luce pura illumina Matisse

Il nome è tutto un programma: «Ombra». Dato che si tratta di una lampada, intriga il gioco tra parola e funzione. Disegnata da Alberto Torsello, realizzata dalla trevigiana Fabbian con led di fabbricazione statunitense, il nuovo faretto sta facendo il suo debutto in questi giorni con «Matisse», la mostra allestita in Santa Giulia.
Un'anteprima mondiale per un oggetto pensato ad hoc per l'arte del francese, progettato e perfezionato durante il lungo lavoro di preparazione dell'allestimento.
Era necessario inventarsi un nuovo strumento per illuminare la mostra? Chiamato ad organizzare l'esposizione con Artematica e Fondazione Brescia Musei, Torsello ha deciso di mettere a frutto le sue precedenti esperienze nel campo e di affrontare uno dei principali problemi per un allestitore: rendere giustizia alle opere creando al contempo uno spazio scenico. «Matisse è l'artista del colore e della luce - spiega l'architetto -. Per questo ci serviva un'illuminazione il più pura e precisa possibile».
Partendo dall'involucro, una delle innovazioni di «Ombra» è di essere realizzata in alluminio riciclabile trattato con una vernice in grado di captare il colore della stanza in cui si trova.
L'oggetto si nasconde, insomma, anche grazie ad una linea essenziale.
Non solo, tra il faretto e l'asta è stato realizzato uno snodo che consente movimenti completi a 360 gradi, con la possibilità di fissare la posizione scelta attraverso delle viti bloccanti.
La forma esagonale della lampada permette di accostarne altre creando linee di punti luce in verticale o in orizzontale. Questo perché il trasformatore collegato all'asta è in grado di alimentare fino a quattro faretti, pur essendo stato miniaturizzato al massimo.
Entrando nell'oggetto, al suo interno si scopre una scheda informatica attraverso la quale si controlla l'intensità della luce con un sistema gestibile via iPad.
Il termine tecnico è dimerare, ci sono opere infatti che per non essere rovinate non devono ricevere un livello di lux (unità di misura per l'illuminamento) troppo elevato. Per questo la luce va dimerata, oltre che per rendere nel modo più fedele possibile la qualità dei colori e delle forme.
Il led di «Ombra» è di nuova generazione e proviene dagli Stati Uniti.
Presenta la stessa purezza e gli stessi gradi kelvin della luce del sole ed è molto potente pur essendo del tutto privo di raggi ultravioletti e infrarossi, pericolosi per le opere d'arte. La sua durata è stimata in 30mila ore, un dato che va decisamente nella direzione del risparmio energetico.
La lampada si completa poi con lenti in grado di concentrare la luce - si può ottenere un puntamento scientifico come con il laser -, con diffusori e con nidi d'ape per non abbagliare gli occhi.
«Abbiamo sfruttato un'occasione importante per produrre innovazione - conclude Torsello -. La mostra di Matisse si prestava a portare a termine un progetto durato in tutto un anno e mezzo. Fare ricerca non è facile, bisogna trovare gli eventi giusti e le aziende che ci credono».
Chi ha già visto la mostra probabilmente non li avrà notati, in fondo la funzione dei nuovi faretti è proprio quella di sparire nell'ambiente.
Vale la pena comunque gettare uno sguardo alle varie «ombre» appese al soffitto, se la mostra sarà riuscita sarà un po' anche merito loro.
Emanuele Galesi
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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