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Impedire il contatto contenitore-antiatomi

Da quando Paul Dirac, nel 1928, teorizzò l'esistenza dell'antimateria e Carl Anderson, quattro anni dopo, riuscì a «fotografare» la traccia di un positrone, non solo si è dimostrato che l'antimateria esiste, ma si è cominciato a «produrla».
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GINEVRA
Da quando Paul Dirac, nel 1928, teorizzò l'esistenza dell'antimateria e Carl Anderson, quattro anni dopo, riuscì a «fotografare» la traccia di un positrone, non solo si è dimostrato che l'antimateria esiste, ma si è cominciato a «produrla». Il problema, semmai, è dovuto al fatto che, non appena viene a contatto con la materia, l'antimateria si dissolve in una nuvola d'energia. Di qui l'importanza dell'esperimento condotto nei giorni scorsi al Cern dove si è riusciti a «imbottigliare» 38 atomi di anti-idrogeno per un decimo di secondo, un tempo di vita che, a quelle scale di grandezza, è decisamente «lungo». Il «segreto» è stato quello di «tenere lontani gli antiatomi» dalle pareti del contenitore grazie ad un campo elettromagnetico.

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