Idrosanitaria Bonomi, la nuova sfida è «inventare» il bagno prefabbricato

Sarà la crisi, saranno le nuove esigenze, sarà il fatto che, se ci si vuole immaginare un domani, qualcosa si deve inventare, sperimentare. Chi ha avuto la pazienza di leggere il pezzo qui accanto, converrà che l'edilizia sta attraversando tempi difficili e che una delle strade di uscita possibili è quella di preparare prodotti in grado, a prezzi contenuti, di essere installati in case da recuperare. Non solo in case da recuperare, ma anche per questa nicchia di mercato. Il Gruppo Bonomi di Lumezzane-Sarezzo-Muscoline è fra le aziende che si muovono in questa direzione.
Se andate a Sarezzo, dietro l'Esselunga, trovate la maggior fabbrica del gruppo (la centenaria Idrosanitaria Bonomi) e qui potete, se volete, anche cenare. Vicino al cancello della fabbrica, apre il Ristorante 10° Meridiano. Non è un invito a cena, ma nel ristorante-show room (disegnato da Corrado Borsoni) potrete vedere anche cosa significa un bagno prefabbricato in grado di essere montato senza rompere pareti. Per i Bonomi è ad un tempo una diversificazione e un allungamento della filiera visto che, quasi da sempre, fanno valvole, raccordi e rubinetti.
Con l'acqua e la sua gestione qui sono maestri.
L'azienda nasce a Lumezzane nel 1909, fucina per ottonami e cavatappi. Negli anni Trenta-Quaranta diversifica nell'armiero e, a pace ritrovata, diventa Idrosanitaria Bonomi producendo raccordi, valvole, rubinetterie. Quattro le generazioni dei Bonomi passate in fabbrica: il fondatore Giuseppe, quindi Bortolo (padre dell'attuale presidente Giuseppe). La quarta generazione arriva formalmente nel 1995 con Luigi (figlio di Giuseppe) e il cugino Bortolo (figlio di Firmo Bonomi).
E adesso, per l'appunto, tocca a Bortolo e Luigi immaginarsi il domani. Il bagno prefabbricato potrebbe essere una delle strade da percorrere affidata ad una piccola controllata toscana (la IQ) e avviando partnership con altre aziende con più spiccata vocazione edile. La strada pare sia più avanzata di quanto Luigi Bonomi faccia intendere. A tempo debito - dice - racconteremo per intero la storia.
Per ora vale la pena di raccogliere e rilanciare una sorta di mini-appello: a Sarezzo cercano un ingegnere, con che connotazioni specifiche non saprei dire, ma uno in grado di aver competenze e passione per seguire il progetto. Chi fosse interessato sa dove spedire la domanda.
In attesa del maturare della nuova storia, quel che oggi è il gruppo Bonomi pensa a come archiviare la crisi. Non mancano buone notizie: col 2011, la vicenda-crisi dovrebbe essere archiviata: «L'obiettivo è di toccare i 24 milioni di euro, rispetto ai 22 milioni del 2010, che pur era salito del 15% sull'anno prima. Stabile al 60% la quota dell'export. Sulla scorta dei primi mesi dell'anno abbiamo ragionevoli possibilità di farcela, ma non si sa mai», smorza gli entusiasmi Luigi Bonomi.
L'azienda si articola su tre siti produttivi. A Lumezzane (parti di lavorazione), Sarezzo (il cuore produttivo dal 2010 del gruppo) e Muscoline (la fonderia). Complessivamente sono 22mila metri quadri coperti con 100 addetti. Connotazione particolare dell'azienda: volersi tener dentro tutto. A parte la barra di ottone che arriva da fuori, il resto vien fatto tutto dentro: stampaggio, lavorazioni, ufficio tecnico, officina meccanica: tutto. «Lo consideriamo un nostro vantaggio competitivo. In sei-sette giorni di lavoro riusciamo a passare dall'idea al prodotto finito. E questo dà indubbiamente dei vantaggi, anche se comporta costi». Il 2010 è stato un anno importante per gli investimenti visto che è l'anno nel quale a Sarezzo si è concentrata la produzione con un investimento, fra immobili e macchine, di 4 milioni: «Per quest'anno ci limiteremo alla normale manutenzione, spero», commenta Luigi Bonomi.
Gianni Bonfadini
g.bonfadini@giornaledibrescia.it
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