Da Optolab un occhio 3D per i robot antropomorfi
La tecnologia a tre dimensioni applicata al cinema è un argomento familiare anche per i profani. Lo è un po' meno per noi comuni mortali quando si parla di 3D coniugato alla robotica per progettare robot con «occhi» tridimensionali.
Paolo Bellandi è uno dei dottorandi della Facoltà di Ingegneria dell'Università degli Studi di Brescia che ieri hanno incontrato le aziende al terzo appuntamento, al Gardaforum della Bcc del Garda, a Montichiari, dell'Aperitivo con l'Innovazione. Paolo collabora con Optolab, il laboratorio di Ingegneria in cui si sviluppano sistemi di visione per controlli dimensionali non a contatto e frequenta il dottorato in Telecomunicazioni.
«Ho iniziato gli studi nell'ambito di cui mi sto occupando con la tesi. L'argomento è la misura 3D per il controllo di eccentricità dei tubi - spiega Paolo - sul quale sto aiutando alcuni tesisti. Ora sto approfondendo in particolare l'applicazione della visione artificiale, anche in 3D alla robotica industriale. In questo ambito, ad esempio, abbiamo già sviluppato un'isola robotica da utilizzare a scopo fieristico. Due braccia robotiche, guidate da telecamere, sono in grado di riempire bicchieri appoggiati su un tavolo rotante dai visitatori». La tecnologia che consente al robot di «vedere» per afferrare con maggiore precisione gli oggetti è un know how che può essere molto prezioso per l'industria. Paolo sta proseguendo nel percorso intrapreso con l'isola robotica per sfruttare le opzioni offerte dalla tecnologia a tre dimensioni e applicarla «alla presa di oggetti da cassone in ambito industriale».
«Attualmente - aggiunge - nelle isole robotiche il robot deve già essere programmato in modo da sapere dove sono posizionati gli oggetti da prendere. Con l'applicazione della visione in 3D si può fare un passo avanti, dando al robot una maggiore abilità nell'individuazione degli oggetti da afferrare».
p. gre.
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