A Brescia paura e speranza per Marco Garatti
Incredulità, stupore. E preoccupazione. A Mompiano, nella casa di Franco, il fratello ingegnere di Marco Garatti, domenica già a metà mattinata è iniziata la peregrinazione degli amici alla ricerca di un brandello di notizia, di una rassicurazione, di un contatto. «Sabato sera dalla Farnesina ci hanno confermato che mio zio era stato preso dalle autorità afghane - ha detto la nipote Francesca -. Hanno detto che ci avrebbero richiamati solo in caso di novità di rilievo». E in giornata, l'anziana madre di Marco - assistita dalla nuora - ha telefonato al Ministero per cercare di carpire qualche notizia del figlio.
Era ancora mattina. Con il trascorrere delle ore, alla preoccupazione per la sorte di Marco si è mescolata una legittima dose di speranza, soprattutto dopo aver saputo che l'ambasciatore italiano a Kabul era riuscito ad incontrare i tre italiani di Emergency. «Stanno bene», hanno reso noto fonti della Farnesina dopo che l'ambasciatore a Kabul Claudio Glaentzer li ha potuti incontrare domenica mattina. «Li ha trovati in buono stato di salute» ha detto la fonte, «attualmente si trovano in stato di fermo in una struttura del Ministero degli interni afghano». Notizie rincuoranti che hanno in parte tranquillizzato anche gli anziani genitori di Marco Garatti che vivono nel quartiere San Bartolomeo a Brescia.
Sull'assoluta estraneità del chirurgo bresciano ai fatti che gli vengono contestati dalle autorità della provincia afghana in cui si trova l'ospedale di Lashkar Gah non c'è la minima ombra di dubbio. Ne sono certi, ovviamente, i referenti bresciani dell'organizzazione non governativa fondata nel 1994 da Gino Strada e dalla moglie Teresa Sarti. Ne sono certi i molti amici e colleghi dell'Ospedale sant'Orsola dove Marco ha lavorato nel reparto di chirurgia per anni, alternando le «missioni» umanitarie all'impegno in sala operatoria della storica struttura allora dei Fatebenefratelli. Fino alla scelta definitiva di lasciare l'impegno di chirurgo a Brescia per potersi concentrare a tempo pieno negli ospedali che Emergency ha in sette Stati, con particolare impegno nelle realtà presenti in Afghanistan (Kabul, Anabah e Lashkar Gah). Medici ed infermieri che insieme a Marco hanno vissuto brevi e intensi periodi di volontariato proprio negli ospedali di Emergnecy in Afghanistan.
Ne sono certe le tante persone, gli amici d'infanzia e coloro che hanno conosciuto Marco Garatti in seguito grazie alla sua visibilità legata all'impegno umanitario. «Una persona splendida, generosa, buona», ripetono. Quasi un coro. Che si è idealmente ripetuto ieri tra i 1.200 partecipanti a «Vivicittà», la gara podistica internazionale per le vie di Brescia che quest'anno è stata organizzata in collaborazione con Emergency. Un pensiero, gridato o sussurrato, tra i moltissimi presenti ieri mattina in piazza Loggia malgrado le bizze del termometro, verso Marco Garatti e gli altri colleghi che sabato sono stati «arrestati» nell'ospedale in cui stavano lavorando.
Marco Garatti compirà 49 anni venerdì prossimo. Dal 1998 collabora con Emergency e dal 2009 ad oggi ricopre il ruolo di coordinatore di progetto. Tra i molti riconoscimenti ufficiali ricevuti da Garatti, ricordiamo il premio «per meriti sociali ed umanitari» conferitogli nell'aprile 2002 dall'Ordine dei medici chirurghi ed odontoiatri di Brescia e provincia, al quale è iscritto. Ancora, nel novembre 2003 è stato insignito dell'Ordine al merito della Repubblica, ricevendo l'onorificenza dalle mani dell'allora prefetto Cancellieri, proprio per le sue azioni umanitarie in Cambogia, Eritrea ed Afghanistan.
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