Al femminile

Una borsina di tela per dire quanto sei «stilosa»

Realizzata rigorosamente in cotone riciclato, è diventata una dei simboli del consumo etico
Una borsa di tela - Foto Unsplash © www.giornaledibrescia.it
Una borsa di tela - Foto Unsplash © www.giornaledibrescia.it
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Avreste mai detto che una borsina di tela con i manici lunghi potesse diventare un oggetto di moda? È così, guardatevi attorno, scoprirete che tante donne la portano a tracolla per metterci gli oggetti indispensabili: telefono, chiavi, soldi, fazzolettini di carta, a volte l’assorbente e spesso un libro. Si tratta della classica sportina per la spesa, resa iconica non si sa bene da chi. La chiamano «tote bag» ed è del tutto simile al sacchetto che i bambini portavano all’Asilo «Sorelle Agazzi», con tanto di simbolo distintivo ricamato dalle mamme. Realizzata rigorosamente in cotone riciclato è diventata una dei simboli del consumo etico e chi la usa comunica un preciso modo di essere.

Per le ragazze «stilose» una tote bag non è mai anonima, anzi è caratterizzata da citazioni celebri, nomi di città, quadri o musei, università o frasi argute. Ovviamente le più ambite sono quelle originali; se ne possiedi una presa durante un viaggio a Hong Kong, in Uzbekistan o in un negozietto delle Isole Lofoten ha un valore emotivo nettamente superiore al carrello di Amazon. Anche le grandi Firme producono Tote con il loro marchio al prezzo di borse anonime in pelle. Alcuni fantasiosi, non potendo permettersi nemmeno quelle, si accontentano di inserire le buste di carta sponsorizzate dentro sacchetti di plastica trasparente.

L’altro giorno osservavo una donna di mezza età avvinghiata alla maniglia dell’autobus. Ne portava una sulla quale era stampata l’immagine di una dea Kalì con tante braccia. Le mani stringevano un ferro da stiro, una scopa, una pentola, un computer e un bambino. Mi ha colpito la scritta: «Multitasking, no grazie!». Questo termine è spesso usato dalle casalinghe, abituate a svolgere diverse azioni, per rivendicare il valore economico del lavoro familiare. Per alcune il concetto evidentemente è diventato stretto.

I dettami della moda invece sono spaziosi. Mentre le signore più agiate infilano le borse firmate dentro sacchetti di tela per non essere scippate, gli stilisti continuano a creare abiti e accessori che, nel linguaggio modaiolo, «sdrammatizzano» il look, come se le tragedie si potessero superare seguendo il gusto e i colori del momento. Il cambiamento è nella scelta parallela del «second hand», l’acquisto di oggetti usati in buone condizioni. Sappiamo tutti che nessuno salverà il mondo comprando una camicia di seconda mano, ma fare qualcosa per sfruttarlo meno è sul serio una bella moda.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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